Sembra di essere tornati alla Prima Repubblica, quando, il giorno dopo le elezioni, tutti dichiaravano ai quattro venti di aver vinto. La Terza Repubblica, come la chiama il vice premier Di Maio, nasce così, sulle identiche tracce della Prima. E ricorda molto da vicino il famigerato andante “tutto cambia perché nulla cambi”, e forse è proprio questo il sottotitolo più azzeccato per il vertice europeo di questi giorni.
Vediamo cosa è successo davvero a Bruxelles. Nulla di nuovo sulla redistribuzione dei rifugiati, anzi un passo indietro, ora anche la formulazione concordata rispecchia la realtà di fatto: la redistribuzione sarà solo su base volontaria. Ha vinto Visegrad.
Nulla di nuovo sui movimenti secondari, sono vietati, come ora. Ha vinto Seehofer, il ministro di Angela Merkel. E di fatto viene confermata la linea dura di Macron a Ventimiglia e Bardonecchia.
Si rifinanzia il Trust Fund per l’Africa con cui negli ultimi due anni sono stati finanziati interventi di rinforzo delle frontiere in Niger e qualche campo per i profughi in Africa.
Nulla di nuovo nelle regole di soccorso in mare, nessuna apertura degli altri porti. L’Aquarius rimane un’eccezione. Con buona pace di Salvini, che, quindi, dovrà assumersi la responsabilità di ordinare nuove stragi in mare.
Gli Hotspot per l’identificazione rimangono solo là dove già ci sono, ovvero nei paesi di prima accoglienza. Ed infine nulla di nuovo sulla riforma di Dublino. Ormai su un binario morto. Difficile capire dove sia l’80% o70% di successo per la strategia italiana.
In realtà un punto di accordo c’è: la lotta senza quartiere alle ONG, condizione indispensabile per desertificare il Mediterraneo dai soccorsi volontari. L’obiettivo della UE è chiaro: trasformare il Mediterraneo in un confine armato e super controllato. Una strategia pericolosa, di cui oggi i migranti sono le prime vittime, ma potrebbe non fermarsi qui. La strategia fu esplicitamente avviata da Frontex alla fine del 2016, ripresa, senza grande successo, dal procuratore di Catania Zuccaro, a cui si agganciarono i 5S per lanciarsi nella campagna contro i “taxi del mare”, rilanciata poi in grande stile da Minniti, che, con l’obbligatorietà della sottoscrizione da parte delle ONG del cosiddetto Codice di Comportamento, poneva i primi e decisivi freni alla loro azione. Nelle ultime settimane il salto di qualità imposto dal nuovo ministro dell’interno con il consenso del ministro delle infrastrutture. E ieri la benedizione dell’Europa.
Il risultato è davanti agli occhi di tutti con le foto dell’ultimo naufragio. Il risultato che Frontex voleva perseguire due anni fa è stato portato a termine, evitare che ci siano navi volontarie e indipendenti dalle strategie politiche della UE, che pervicacemente persegue un unico obiettivo: ridurre gli sbarchi aumentando il controllo della guardia costiera libica, che li riporta subito a terra, frustrando ogni tentativo di fuga, alleggerendo così sia il lavoro delle navi europee che gli arrivi in Europa. Per farlo era necessario liberare il Mediterraneo dalle navi indipendenti delle ONG. Questo è stato fatto, questo è stato consolidato ieri a Bruxelles. Con buona pace dell’ex ministro Minniti, che oggi su Repubblica vorrebbe autoassolversi e disegnarsi un profilo umanitario. Peccato che è stato lui il primo più coerente interprete della strategia Frontex, quello che ha aperto la strada alla desertificazione del Mediterraneo.