Ustica, no alla balneazione nella zona A dell’Area marina protetta

Ustica area marina protetta

No alla pubblica fruizione della zona A dell’Area Marina protetta di Ustica. A chiederlo sin una lettera inviata al ministro dell’Ambiente Sergio Costa, è il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, in risposta al benestare dato dagli uffici del Ministero alla richiesta avanzata dal sindaco di Ustica, in qualità di soggetto gestore, di aprire alla libera balneazione la zona A di riserva integrale, oltre Cala Sidoti ed Acquario, declassandola in sostanza a livello delle altre zone in cui è sottoposta a tutela l’Area marina protetta. 

“Consideriamo inopportuna la richiesta avanzata dal Sindaco, ma ci appare ancora più incomprensibile l’accoglimento positivo da parte del Ministero che, nei fatti, declassa la zona A. Non abbiamo conoscenza di una istruttoria tecnica, dei criteri con cui sono state valutate le proposte del Comune di Ustica e se sono supportate da studi e valutazioni di incidenza realizzate secondo le norme vigenti, visto che l’area in questione è tra le più importanti per presenza di biodiversità dell’intero bacino del Mediterraneo”, scrive il presidente di Legambiente.   

“Occorre ricordare – sottolinea Ciafani – che Ustica è stata la prima Area marina protetta istituita nel nostro Paese, frutto di una scelta consapevole da parte della comunità locale che, non senza sacrifici e contraddizioni, ha investito nella tutela del suo mare nella speranza di un futuro all’insegna della crescita sostenibile. Negli anni l’Amp dell’Isola di Ustica ha vissuto anche momenti difficili, soprattutto a causa di una gestione amministrativa non positiva da cui con fatica era riemersa, in cui sembra ripiombata a causa di una improvvida decisione che rischia di scardinare la tutela dell’Isola di Ustica con la scusa del COVID-19”. 

“Non comprendiamo – rincara Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia – la decisione di autorizzare la balneazione, per i mesi di luglio e agosto, nella zona A di riserva integrale a causa della emergenza sanitaria per garantire il distanziamento sociale, perché se usassimo le stesse motivazioni addotte dal comune di Ustica, senza una adeguata istruttoria tecnico scientifica e una valutazione politica della opportunità di accogliere tali richieste, l’intero e fragile sistema di tutela del nostro mare protetto sarebbe messo in crisi”.

“Una decisione, inoltre, – conclude Ciafani – che va in direzione contraria a quanto ci chiede la Strategia della UE sulla biodiversità per il 2030 adottata il 20 maggio 2020. Proprio la UE sostiene che la ripresa economica generata dalla crisi COVID-19 debba essere sostenuta da una maggiore protezione della natura e degli ecosistemi e, in questa direzione, propone che almeno il 30% della superficie terrestre e il 30% del mare sia tutelato, e impone che un terzo di queste aree sia rigorosamente protetto. In sostanza più riserve integrali con tutela effettiva e il contrario di quanto propone il Comune di Ustica che il Ministero ha autorizzato”. Legambiente chiede, quindi, a Costa di rivedere il parere espresso dagli uffici del Ministero poiché appare immotivato e inopportuno.

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