Un futuro per il Regno di Nettuno

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«Abbiamo visto un capodoglio grandissimo, l’abbiamo fotografato!» esclama un’entusiasta Serena Carpentieri, appena sbarcata da Goletta Verde a Forio, sull’isola d’Ischia. Il canyon sottomarino di Cuma, santuario per la riproduzione dei cetacei, sbocca infatti proprio qui, ed è uno dei motivi per cui nel 2007 è nata l’area marina protetta Regno di Nettuno, che ospita anche una notevole popolazione di gabbiano corso, praterie di posidonia e una ricchezza di biodiversità, di storia e cultura. «L’istituzione del Parco Marino fu fortemente voluta dal basso – ricorda Peppe Mazzara, presidente di Legambiente Isola d’Ischia – e pescatori, ambientalisti, diving club parteciparono con entusiasmo alla sua nascita». Successivamente però la gestione dell’area, affidata a un consorzio di amministratori locali, si è rivelata immobilista, inefficiente e rissosa portando alla paralisi e infine al commissariamento dell’Amp, che dal 17 aprile 2015  è affidata in gestione provvisoria alla Capitaneria di Porto di Napoli.

Ora qualcosa si muove. In occasione del passaggio di Goletta Verde sull’isola partenopea si è tenuta, l’1 luglio, a Forio, la tavola rotonda “Il sistema delle aree marine protette della Campania: Il Regno di Nettuno”, organizzata da Legambiente, con la partecipazione di rappresentanti delle altre aree protette campane, della Federparchi, della Lipu e del Wwf. «Il bilancio è positivo – afferma Anna Savarese, vicepresidente di Legambiente Campania – hanno partecipato tutti i soggetti che come noi propendono per il superamento della fase commissariale e al tempo stesso sono interessati alla salvaguardia della biodiversità marina e costiera. Ci si è dati appuntamento a settembre per continuare insieme questa riflessione e per proporre delle idee all’attuale commissario, l’ammiraglio Faraone, e al consulente nominato dal Ministero, il dottor Antonino Miccio». Il vero nodo, però, è il rapporto con i cittadini e i politici locali, come osserva Antonio Nicoletti, responsabile Aree protette e biodiversità di Legambiente. «Bisogna superare – spiega Nicoletti – una situazione di stallo che vede il territorio non protagonista della vita dell’Amp, perché i Sindaci hanno inteso, anziché collaborare, aprire un contenzioso inutile con il Ministero. È ora di passare a una gestione innovativa, prendendo atto che c’è ancora tanto da fare per convincere operatori turistici e cittadini, ma anche gli stessi amministratori, che un’Area marina protetta rappresenta un valore aggiunto per il territorio e un volano di sviluppo». Cosa non ha funzionato? «Certamente l’illegalità il non rispetto delle regole, ma anche la sottovalutazione o la mancata comprensione del valore del proprio patrimonio – riprende Nicoletti – Conquistare più “vele” attraverso una gestione sostenibile dei territori, dovrebbe essere un obiettivo primario per isole con una forte vocazione turistica».

ischia gabbiano corso

«Se riusciremo a farci capire dai cittadini – aggiunge Anna Savarese – essi stessi faranno pressione sui politici. La gente va nei paesi tropicali per trovare la naturalità e la bellezza, invece ce l’ha sotto casa: la bellezza del Golfo di Napoli è di per sé un formidabile attrattore turistico, ma è fragile e bisogna prendersene cura. Anche per questo è stata importante la partecipazione del Wwf e della Lipu,  con i quali intendiamo collaborare ancor più in futuro». Il nuovo Regno di Nettuno dovrà quindi essere più vicino ai cittadini. «Nel consorzio di gestione, oltre agli amministratori locali, dovrebbero entrare a pieno diritto le associazioni, il mondo della ricerca scientifica, la società civile», sottolinea Peppe Mazzara.  «La funzione di un’area protetta è prima di tutto la conservazione, ma non solo – sottolinea Antonino Miccio, che da oltre 10 anni dirige con successo l’Amp di Punta della Campanella – Altrettanto importante è la funzione educativa, la comunicazione, la divulgazione scientifica. A Punta della Campanella abbiamo realizzato tantissime iniziative, con costi molto bassi e ottimi risultati. E poi c’è il sostegno alle attività ecocompatibili, anche quelle economiche, e al turismo responsabile. Basta, ad esempio, un campo ormeggio ecologico per rendere più fruibile il patrimonio senza danneggiarlo». Inoltre è importante rendere finalmente efficiente una rete che includa, oltre a Punta Campanella e al Regno di Nettuno, anche i parchi sommersi di Baia e Gaiola, nonché le aree protette terrestri della Campania (complessivamente, quasi il 30% del territorio regionale) per superare la fase critica e diffondere le buone pratiche. «Noi campani siamo famosi per trasformare le nostre criticità in punti di forza -aggiunge Miccio- È successo per il vino e i prodotti tipici, può succedere anche per la salvaguardia e la valorizzazione del mare e delle coste».

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