Olivia Arevalo Lomas è stata trovata morta con cinque proiettili nel petto. Aveva 80 anni, faceva l’insegnante e difendeva i diritti del suo popolo, gli shipibo konibo, comunità indigena dell’Amazzonia peruviana. La Federazione delle comunità indigene di Ucayali ed il Consiglio Shipibo Konibo Xetebo-Coshikox hanno condannato con fermezza l’omicidio e chiesto allo Stato di proteggere le popolazioni indigene e i loro leader che affrontano minacce di vario tipo.
I media locali ricordano che molti leader indigeni del Perù sono stati minacciati per il fatto di difendere i diritti delle loro comunità. Il giorno in cui papa Francesco ha visitato Puerto Maldonado lo scorso gennaio, ha ascoltato la testimonianza straziante di un indigeno: «Siamo i sopravvissuti di molte crudeltà e ingiustizie», aveva detto Yesica Patiachi.
Non è la prima volta che si verifica un crimine contro un leader indigeno nell’area di Coronel Portillo, a Ucayali. Nel 2014 sono stati uccisi quattro leader della comunità ashaninka di Saweto al confine con il Brasile. Del crimine sono stati sospettati i disboscatori illegali e trafficanti di droga che li avevano minacciati. Centonovantasette è il numero degli attivisti ambientalisti uccisi nel mondo nel 2017 secondo la ong Global Witness in collaborazione con The Guardian. Tra queste anche l’honduregna Bertha Caceres e la brasiliana Marielle Franco.