Tutela giuridica degli animali, a che punto siamo?

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La tutela giuridica degli animali, un po’ come la protezione dell’ambiente una ventina d’anni fa, ha avuto una vera e propria evoluzione positiva nell’ultimo decennio, sia da un punto di vista legislativo, giurisprudenziale che di coscienza sociale. 

Da un punto di vista normativo, non senza soddisfazione, rileviamo come l’Italia può essere considerata all’avanguardia per quanto riguarda le norme di protezione animale, avendo vietato ad esempio ben prima che lo facesse l’Europa l’introduzione di pellicce di cani, gatti e foche, sussistendo un divieto generale di uccisione di cani e gatti sin dal 1991 (mentre in tante nazioni europee è ancora possibile uccidere cani e gatti, se randagi ad esempio), e soprattutto avendo una specifica normativa penale, introdotta nel 2004 che interviene a sanzionare, comminando sino a 2 anni di reclusione, l’uccisione ed il maltrattamento di animali. Le norme sulla protezione degli animali si sono così susseguite negli anni su profili differenti del purtroppo spesso difficile rapporto uomo animale,  basti pensare al recepimento nel 2010 della convenzione sulla protezione degli animali da compagnia e l’introduzione del delitto di traffico di cuccioli, nonché delle previsioni di obbligo di soccorso di animali sulle strade in caso di incidente, o il recentissimo divieto all’interno dei condominii, di vietare animali negli appartamenti (il cosiddetto ‘vietato vietare’ animali ).  Analogamente decine e decine di Comuni e Regioni hanno legiferato per quanto di propria competenza con specifici regolamenti sulla tutela animale, andando anche a toccare, vietandole, prassi consolidate su animali destinati all’alimentazione,  quale ad esempio la detenzione di crostacei sul ghiaccio. 

Questa positiva evoluzione è certamente in linea con quanto prevede l’Europa, che all’art 13 del Trattato chiarisce come gli animali siano esseri senzienti e quindi meritano rispetto che gli stati membri devono garantire.

Ad un quadro normativo di questo tipo, si aggiunge un’altra evoluzione di matrice giurisprudenziale che segna ancora una volta un cambiamento netto verso la concreta ed effettiva protezione degli animali. La giurisprudenza ancora prima della riforma del 2004 ha costantemente inteso il delitto di maltrattamento in una concezione ampia, che non fosse limitata alle sole lesioni fisiche ma comprendesse anche la sofferenza, l’angoscia, l’ansia lo stress, in una parola la sofferenza psicofisica. Ha chiarito come la diligenza nell’avere animali debba essere la stessa che si ha verso un minore ed ha iniziato i primi passi verso il riconoscimento giuridico del rapporto uomo animale. Non ha esitato, seppur gli interessi in gioco molto spesso sono delicati (es. attività economiche con animali) a disporne il sequestro ed affido alle associazioni nelle more delle indagini per proteggere gli animali vittime di questi reati, sottraendo di fatto la fonte di sostentamento delle attività in questione in vista del prioritario interesse del benessere animale.

Il tutto è supportato, o meglio è stato reso possibile dal crescente sentimento verso gli animali (così definito nel codice penale) sempre più forte e trasversale, espresso dal lavoro costante sul territorio di grandi e piccole associazioni di protezione animale e singoli cittadini, che ha permesso che giudici e legislatori potessero intraprendere questa strada di civiltà.

Sembrerebbe tutto rose e fiori, ma purtroppo non è così. Infatti, in una situazione così descritta a tratti positiva e certamente evoluta verso un sempre più crescente rispetto degli animali, cui però occorre precisare numerosi e incisivi sarebbero gli interventi legislativi necessari, sia in materia di rafforzamento delle pene per questi crimini, sia per la disciplina sui sequestri degli animali, non possiamo non rilevare come di fatto ancora oggi, e non potrebbe essere altrimenti, esistono animali di serie A e animali di serie B, essendo purtroppo ancora permesso da altrettante norme (per lo più molto antiche) per gran parte degli animali presenti in Italia, al di la dei cani e gatti, che gli stessi siano sottoposti a sofferenze causate dalla cattività a vita  o che siano uccisi per divertimento (caccia) o per finalità commerciali (macellazione, vivisezione). Secondo queste norme gli animali sono considerati quasi degli oggetti o meglio strumenti utilizzati a piacimento di chi li acquista o uccide, per gli scopi più svariati. 

Dunque possiamo dire che oggi abbiamo un quadro normativo schizofrenico, che se da un lato riconosce la sofferenza degli animali, la loro integrità fisica e psicofisica proteggendola addirittura qualificando (in tempi duri di depenalizzazioni più o meno occulte) come delitti le uccisioni ed i maltrattamenti, dall’altro differenti norme (vi è da dire assai vetuste, dagli anni 60 agli anni 90) concedono che gli stessi siano maltrattati o uccisi, in forza di legge. 

Impossibile quindi non avere contrasti tra le esigenze contrapposte tutelate dalla norma, che sono di fatto inconciliabili. Un animale oggi è sia un soggetto, un essere senziente da proteggere e tutelare, una potenziale “vittima di reato” e questo lo vediamo ai massimi livelli in relazione agli animali d’affezione per cui nessuno si sognerebbe di ucciderli per sport o alimentazione (anche se numerosi sono i casi di maltrattamento ed uccisione nei loro confronti) , ma è anche in casi differenti un mero oggetto, una ‘res’ che può essere comprata, venduta, e ‘distrutta’ a piacimento di chi ne dispone. Questo è il destino purtroppo ancora oggi di tutti gli altri animali, bovini, suini, conigli, agnelli, fauna selvatica o esotica, che sono oggetto delle violenze più disparate, permesse appunto dalle leggi e quindi per così dire “legalizzate”, in ossequio a tante pratiche accettate anni or sono ma su cui la coscienza sociale odierna, per fortuna, inizia a porsi le prime domande, esempio per tutti i circhi con animali. 

In tutte queste attività le norme di riferimento, la gran parte di derivazione comunitaria, si prodigano nel garantire il ‘benessere’ degli animali coinvolti, ovvero una sorta di compromesso tra le sofferenze e finanche la morte causata dalle pratiche ancora ammesse dalla legge e la salute degli animali coinvolti. In tutte queste attività gli animali hanno una duplice (ed inconciliabile) natura, sono esseri senzienti come riconosciuti dalla scienza, nonché dai principi di natura comunitaria (art 13 TFUE) e nazionale (Titolo IX bis codice penale), ma sono anche oggetto di pratiche commerciali (es. allevamenti) o addirittura considerati ‘patrimonio indisponibile dello Stato’ si pensi all’art 1 della legge 157 del 1992. Ciò comporta una vera e propria ostilità da parte di coloro che utilizzano gli animali a fini di reddito ad accudirli come esseri senzienti, proprio in base alla diversa natura di fatto inconciliabile.

Tale inaccettabile dualismo comporta sempre più pressioni dei gruppi, associazioni e movimenti animalisti che a gran voce combattono oggi queste attività scriminate si da norme nazionali, ma molto spesso obsolete, basti pensare che quella dei circhi risale al 1968, quella sulla caccia al 1992, ed inaccettabili per gran parte dell’opinione pubblica. Anni fa colpì molto  la notizia dell’abbattimento della cerbiatta Belinda, in provincia di Forlì, da un solerte cacciatore che agiva secondo i provvedimenti regionali e provinciali in materia di ‘contenimento ungulati’, peccato che l’animale fosse ormai riconosciuto dai cittadini sul territorio nella sua essenza di animale quale essere senziente da rispettare e accudire, non più un numero da eliminare, e così forte è stata la riprovevolezza e l’orrore per il gesto, seppur non ha comportato conseguenze legali avendo lo stesso agito nel rispetto della legge.  Per quanto riguarda i circhi registriamo la notizia positiva di questi giorni della discussione di una proposta di legge fortemente supportata dalla Lav che disporrebbe il futuro bando dei circhi con animali.

Un caso che mi sta particolarmente a cuore è quello relativo agli animali del progetto di Gorgona, che a mio parere racconta davvero bene questo contrasto. Gli animali del progetto, grazie al lavoro illuminato degli operatori del settore, tutti animali che vengono comunemente chiamati da reddito, ovvero agnelli, vitelli, mucche e maiali, e che una volta venivano macellati, erano poi stati graziati dal direttore del carcere, e le macellazioni degli animali sospese perché il macello era stato chiuso. A seguito del cambio di personale e dell’interruzione brusca del progetto, il macello ha riaperto e con esso gli animali presenti sull’isola sono tristemente tornati ad essere “cose” da destinare all’alimentazione, vanificando il prezioso percorso di riabilitazione sia degli animali che dei detenuti del carcere che con essi imparavano di nuovo concetti importanti quali l’empatia ed il rispetto dei più deboli. Attendiamo con fermezza in questo caso che siano nuovamente sospese le macellazioni degli animali e che il progetto possa tornare ad operare con sempre maggiore forza

Altro esempio illuminante è il caso di Green Hill dove i beagles allevati erano inizialmente considerati meri oggetti, allevati per essere uccisi sui tavoli della sperimentazione animale di tutta Europa, tanto che i ragazzi che ne salvarono alcuni portandoli fuori dai capannoni oggi subiscono processi per furto e rapina, mentre solo pochi mesi dopo gli stessi beagles assurgevano al ruolo di vittime del reato di uccisione e maltrattamento, vista la loro natura di esseri senzienti.

Pertanto in attesa di sempre più attese evoluzioni normative in particolare abolizioniste di attività e prassi ormai incompatibili con la qualifica di animale essere senziente sempre più osteggiate dall’opinione pubblica sensibile a queste tematiche, e quindi di una reale tutela per tutti gli animali, al di la della specie, resta da applicare la normativa vigente, come detto in premessa molto avanzata e stringente, che già di per se permetterebbe, se davvero rispettata, di salvare migliaia di vite ogni anno da gravi sofferenze ed uccisioni.  

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