Tradizione e cultura, il museo diffuso di Sciacca che coinvolge i cinque sensi

Dal mensile di luglio- agosto – Cinque antiche porte di ingresso al centro storico come cinque entrate di un museo, strade come corridoi, piazze come sale esposizioni e ogni finestra, ogni porta, ogni vetrina come una teca. Il tesoro da esporre al mondo è l’identità di Sciacca e i suoi abitanti. Non è solo un’idea, ma un’iniziativa concreta che ha reso la città un museo a cielo aperto. Si chiama “Museo diffuso dei 5 sensi”, è uno degli undici ecomusei accreditati dalla Regione Sicilia e, da aprile, è anche cooperativa di comunità. Il museo diffuso nasce da un patto che la Comunità di Sciacca stringe per uscire da un periodo di crisi e per iniziare a promuovere le diverse identità del territorio. L’idea è di Viviana Rizzuto, giovane imprenditrice che ha lasciato la carriera manageriale in Svizzera per investire sul suo territorio. «Abbiamo un immenso patrimonio storico, artistico, culturale e gastronomico che ha il diritto di essere riscoperto, tutelato e valorizzato – spiega – Il nostro obiettivo è creare la consapevolezza del suo valore nella comunità, rendere i cittadini ambasciatori del territorio e creare un’economia dove utile ed etico non sono più in contrapposizione». Le azioni e gli standard operativi sono quelle di un’impresa, l’etica proposta è quella di una famiglia. «La sostenibilità è uno tra i nostri valori fondanti – aggiunge Emilio Casalini, direttore creativo del Museo – Per esempio, per evitare lo spreco di sapone, le nostre strutture ricettive useranno solo quello liquido artigianale e locale, con prodotti del territorio, e contenuto in dispenser di ceramica realizzati dai ceramisti “locali”». La valorizzazione dell’identità saccense diventa un’esperienza reale per i visitatori, che una volta varcata la soglia del centro storico di Sciacca, ne diventano cittadini temporanei, con tanto di carta d’identità. La produzione del sapone, ad esempio, è una tra le 40 “esperienze” proposte dal Museo diffuso e quindi, chi vuole, con l’aiuto della comunità saccense, può produrre il suo e arricchirlo con aromi locali e di stagione. Le “esperienze”, tutte modulabili, possono durare anche solo un paio d’ore o prolungarsi per un intero weekend, e spaziano dalle escursioni alle immersioni, dai laboratori con i corallari a quelli con i ceramisti o gli artigiani della cartapesta. E poi, ancora, itinerari nelle grotte “vaporose” dove sarebbe atterrato Dedalo, il mitico architetto, scappato dal labirinto per arrivare proprio a Sciacca, sul monte Kronio. Chi al Museo diffuso vuole trascorrere intere giornate può provare una delle filiere proposte. Se si sceglie quella del grano, legata al senso del tatto, si parte dalla narrazione del grano antico sul campo, e nell’antico mulino a pietra lo si vede macinare in farina. Da lì a casa di Flavia, dove si impasta il pane per poi cuocerlo al forno comune. «L’iniziativa conta 62 protocolli d’intesa firmati con istituzioni, associazioni, enti e scuole – conclude Viviana Rizzuto – Ci sono migliaia di persone coinvolte in un progetto, collettivo anche nella governance. Una comunità che si scopre, prende consapevolezza del proprio valore, si organizza per gestirlo e lo comunica al mondo. Creando reddito e quindi democrazia, grazie all’economia della bellezza».

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