Sul Vesuvio arriva la difesa aerea contro i roghi

Vesuvio incendi

“Larghissime strisce di fuoco e alte vampate emesse dagli incendi, i cui bagliori erano messi in risalto dal buio della notte”. I versi con cui Plinio il Giovane raccontò a Tacito l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. ben descrivono lo scenario catastrofico provocato dai presunti roghi dolosi che nel luglio 2017 hanno avvolto per giorni la montagna, facendo sembrare che il vulcano sopito si fosse risvegliato. Oltre 3.000 gli ettari di bosco percorsi dal fuoco. La metà della superficie forestale del Parco nazionale del Vesuvio, stando ai dati riportati dal dipartimento di Agraria dell’università Federico II di Napoli. Uno scempio inconcepibile e una minaccia, purtroppo, sempre in agguato, soprattutto d’estate. Per scongiurarla, che cosa si sta facendo sul fronte della prevenzione? «Ci siamo concentrati sulle operazioni di controllo – spiega a Nuova Ecologia Agostino Casillo, presidente dell’Ente parco nazionale del Vesuvio – Il 2018 è stato l’anno delle telecamere di sorveglianza, installate in alcuni punti strategici e gestite dalle forze dell’ordine. La campagna antincendio boschivo 2019 ha puntato invece sui droni». Lo scorso 30 maggio sono stati effettuati i primi test per introdurre l’uso di due esacotteri (6 rotori e 6 eliche), affidati al corpo dei carabinieri forestali, per monitorare l’hinterland vesuviano e migliorare la rapidità degli interventi. «Si tratta di due droni H520 ad altissima tecnologia, acquistati con le risorse dell’Ente parco – sottolinea Casillo – Sono stati progettati per applicazioni forensi, di ispezione, sicurezza, rilevamento e mappatura». Forniti dalla società bergamasca Idroni srl, i dispositivi sono dotati di telecamere e termocamere capaci di rilevare dal barbecue alla sagoma di una persona. Il dispositivo è inoltre munito di sensori termici e di luce residua per interventi antincendio, di ricerca e salvataggio anche di notte, mentre potenti sensori di immagine consentono operazioni di fotogrammetria. «È uno strumento di supporto contro tutti i tipi di reati ambientali, dal bracconaggio agli esboschi abusivi, fino allo sversamento di rifiuti», ribadisce Agostino Casillo. Costo dell’operazione: 20.000 euro, compresa la formazione del personale. Prima del Parco del Vesuvio, altri Parchi nazionali si sono avvalsi dell’uso dei droni. Quello della Majella, ad esempio, nel 2017, mentre quello del Pollino e di Pantelleria lo scorso anno. «È stata anche approvata in consiglio direttivo – conclude Casillo – una convenzione per mettere in campo un “sistema di premialità inversa”, in collaborazione con i Comuni che dispongono di un nucleo di protezione civile iscritto nel registro regionale: più si riducono gli incendi, più sarà alto il contributo erogato loro dall’Ente parco, per migliorare le proprie dotazioni tecniche». Una strategia, ce lo auguriamo, che riuscirà a innescare un meccanismo virtuoso.l

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