Secondo la Procura l’inquinamento continua ancora, con livelli di cromo esavalente e mercurio superiori ai limiti stabiliti. Il ministro Sergio Costa: “Finalmente si scrive una nuova pagina per il territorio”
La Procura di Brescia ha disposto questa mattina il sequestro della Caffaro, azienda chimica storica della città, a causa di un inquinamento continuo e ancora in atto, con valori di cromo e mercurio al di sopra dei limiti di legge. L’industria iniziò a produrre composti di cloro-soda nel 1906, ma non ha mai smesso di liberare nel terreno sostanze inquinanti, neanche dopo esser stata considerata come Sin (Sito di Interesse Nazionale). Il Procuratore capo di Brescia Francesco Prete ha definito l’azienda un “carcinoma nel centro della città, che va estirpato”.
Secondo Silvio Bonfigli, procuratore aggiunto, “C’è un aggravamento della situazione in atto. Mentre noi parliamo, il cromo esavalente percola. Abbiamo visto il mercurio che galleggia sul suolo. La situazione è inquietante e bisogna intervenire per mettere in sicurezza la falda. Immediatamente. Poi si discuterà della bonifica”. Per ora è stato nominato un custode giudiziario che dovrà garantire il mantenimento attivo della barriera idraulica che impedisce ai veleni di raggiungere la falda cittadina.
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Non si è fatto attendere il commento del ministro dell’Ambiente Sergio Costa, che sui suoi profili social scrive: “Il territorio chiede giustizia da oltre vent’anni e finalmente si sta scrivendo una pagina nuova. Ricordo come fosse ieri il 20 novembre 2018, quando trascorsi un pomeriggio intero con i comitati, le cittadine e i cittadini bresciani. Mi portarono cartelle cliniche, indagini, risultanze di analisi delle matrici ambientali. Da allora abbiamo attivato una vera e propria manovra a tenaglia sul Sin, lavorando insieme con gli organi di controllo e le istituzioni locali. Il Ministero dell’Ambiente non è arretrato mai. Ad agosto, con un decreto a mia firma, ho diffidato le società a svuotare cisterne e a smaltire i rifiuti cancerogeni stipati nel sito: cromo esavalente, mercurio, Pcb, diossine che hanno inquinato suolo, sottosuolo e acque sotterranee. A gennaio un’altra diffida, questa volta per le barriere idrauliche. Nel frattempo abbiamo lavorato senza sosta per il progetto di bonifica, da oltre vent’anni atteso a Brescia”.
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