A causa della pandemia in Italia sono stati quasi 10 milioni gli studenti che hanno terminato lo scorso anno scolastico con la didattica a distanza. E 70mila quelli disabili rimasti isolati. Disparità e disuguaglianze che non dovranno ripetersi
Il 2020 verrà ricordato, fra le tante cose accadute, anche per essere stato l’anno in cui a più di 1,5 miliardi i bambini e ragazzi di 190 Paesi è stata preclusa la scuola in presenza, con ricadute sociali ed educative considerate fra le più gravi conseguenze della pandemia. Solo in Italia sono stati quasi 10 milioni gli studenti che hanno terminato lo scorso anno scolastico con la didattica a distanza senza tornare a scuola. Ma c’è stato anche chi, come 70mila studenti fra quelli disabili, per vari motivi non ha potuto accedere nemmeno a questa modalità di relazione con la propria classe e i propri insegnanti, rimanendo isolato.
L’istituzione scolastica ha cercato di arrivare a fornire condizioni e strumenti per garantire a tutti il diritto a istruirsi, ma non ha potuto superare quelle disuguaglianze di origine famigliare, di condizione personale e di infrastrutturazione territoriale che già da tempo la scuola non riesce più a colmare. Contraddizioni, tagli dannosi, mancati investimenti, lentezza nell’innovazione, perdita della visione del ruolo sociale della scuola stessa sono emersi in maniera definita, mettendo in risalto quello che non va e che rende una infrastruttura strategica come quella scolastica visibilmente debole rispetto al grande compito educativo di saper attrezzare le giovani generazioni, e le persone più in generale, ad affrontare un’epoca di transizione, cambiamento e incertezza.
Dentro a tutto il dibattito suscitato lungo il 2020 su questo tema, sono due le consapevolezze principali che ci indicano una via di lavoro e impegno intorno a cui coagulare le risorse della ripartenza come quelle del Next generation EU. La prima è una scelta definitiva verso una transizione ecologica della società, che fa riferimento a un modello educativo che sia integrato fra i soggetti che educano, in primis la scuola, cooperativo nella didattica e che veda l’interconnessione dei saperi. La seconda è che nessuno può e deve rimanere indietro perché questo cambiamento ci sia e ognuno ne sia pienamente protagonista. E affinché ciò avvenga va garantita a tutti l’opportunità di capire e di partecipare.