Sardex smonta tutti gli immaginari: è contro ogni stereotipo

DAL MENSILE L’intervista a Daniel Tarozzi, autore del libro “Una moneta chiamata fiducia”. Un’alternativa all’economia “canaglia” esiste. E ce l’abbiamo in casa

Daniel Tarozzi, autore del libro Una moneta chiamata fiducia, è giornalista e direttore editoriale di Italia che cambia. Per sette mesi ha viaggiato in camper per incontrare e poi narrare esperienze di cambiamento reale che popolano il nostro Paese, ma che non trovano spazio nei media.

Come le è venuta l’idea di scrivere un libro su Sardex?
Dopo anni passati a girare l’Italia in lungo e in largo, ho incontrato migliaia di storie interessanti. C’erano alcune esperienze paradigmatiche in vari settori, come quello agricolo, imprenditoriale, scolastico. Eppure mi capitava di parlare sempre di una in particolare: Sardex. Perché ha una storia potente: quattromila aziende raggiunte, oltre mezzo miliardo di crediti in circolo, sessanta persone assunte in Sardegna. È uno strumento oggi presente in 13 regioni, ma è nato grazie a cinque ragazzi in un piccolo paese del Medio Campidano, in Sardegna: Serramanna. Oggi questa esperienza è studiata in tutto il mondo.

Daniel Tarozzi

E ribalta molti stereotipi…
Sardex smonta tutti gli immaginari. Sulla Sardegna regione povera di opportunità, per esempio. Fra l’altro la moneta nasce in una delle aree più povere dell’isola. E i suoi cinque fondatori non hanno neanche studiato economia. In Italia ci sono tante belle esperienze, ma pochissime hanno davvero “spostato” l’economia. Sardex, pur partendo da presupposti apparentemente svantaggiosi, ci è riuscita.

Si diffonde poi nell’epoca dei bitcoin, le monete elettroniche. Qual è il risvolto di questa valuta?
C’è stato un vero e proprio boom di monete virtuali: basti pensare che anche Facebook vuole farsi la sua moneta. Monete come i bitcoin esasperano le monete “classiche”: si fondano su meccanismi speculativi, possono essere usate per vendere armi o droga, si fondano sull’accumulazione. Sardex invece non è una speculazione finanziaria, accumularla non ha senso, essendo un circuito di credito-debito è sempre uno scambio tracciato. L’economia resta vincolata al territorio: è concreta.

A forza di raccontare piccole e grandi rivoluzioni si è trasformata anche la sua vita?
Sono riuscito a realizzare un grande desiderio: andare a vivere in montagna ma vicino al mare e a mettere in pratica il meglio che ho visto in giro per l’Italia. Ho lasciato Roma per trasferirmi in un piccolo paese fra Liguria e Piemonte, Alto. Da qui è partito un progetto collettivo, nato con la mia compagna e con altri ragazzi e ragazze. Si tratta di un progetto di ecovicinato: avere dei vicini con cui realizzare la ristrutturazione delle case con il fine dell’autosufficienza, l’autoproduzione del cibo, la realizzazione di un asilo nel bosco. Tutto nell’ottica di un’integrazione con la popolazione locale.

Elisabetta Galgani
Elisabetta Galgani è una giornalista professionista, da anni si occupa di ambiente, cultura e questioni di genere. Dal 2003 è redattrice alla rivista e al quotidiano online de La Nuova Ecologia. Ha collaborato tra gli altri con Left-Avvenimenti e Paese sera e come autrice a Raitre e Raisat ragazzi. Presidente dell’associazione culturale Marmorata169, si occupa di comunicazione culturale e, per passione, di cinema.