Due anni dalla tragedia di Rigopiano: l’importanza di ascoltare gli esperti

Un'immagine della tragedia di Rigopiano

Sono passati due anni fa dalla tregedia di Rigopiano. Era il 29 gennaio del 2017 quando una valanga di neve e detriti di grandi proporzioni, staccandosi dal monte Siella, appartenente al massiccio del Gran Sasso, travolse l’hotel Rigopiano di Farindola, in provincia di Pescara, provocando 29 vittime.

In occasione del secondo anniversario dalla tragedia più grave causata da una slavina in Italia dal 1916, il Consiglio Nazionale dei Geologi rimarca la necessità di ricordare quanto l’Italia sia una nazione fragile per la presenza di tutti i tipi di georischi: sismico, vulcanico e idrogeologico. Un appello di fondamentale importanza, soprattutto alla luce degli ultimi due terremoti che hanno interessato il nostro Paese, quello sull’Etna dello scorso 26 dicembre e quello del 15 gennaio a Ravenna. 

“È fondamentale affidarsi ai professionisti per conoscere il territorio in cui viviamo e proprio per le caratteristiche del nostro Paese, la figura del geologo dovrebbe rivestire sempre un ruolo centrale nel governo del territorio – spiega Francesco Peduto, presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi – Intanto accogliamo con favore la notizia dell’approvazione dello schema di direttiva sul sistema di allertamento nazionale e regionale e per la pianificazione di protezione civile territoriale sul tema del rischio di valanghe”.

“Da anni portiamo avanti un’importante campagna di sensibilizzazione e di informazione sia nei confronti degli adulti sia verso i più piccoli per diffondere la cultura del rischio e della prevenzione, per insegnare quali sono i corretti comportamenti da adottare in caso di emergenza, ma anche per inculcare e stimolare una maggiore coscienza geologica, volta al rispetto del territorio e ad uno sviluppo davvero sostenibile – racconta Domenico Angelone, tesoriere del Cng – La prevenzione deve essere accompagnata da un’adeguata pianificazione territoriale, mettendo in sicurezza le nostre case, le nostre scuole e i nostri luoghi di lavoro”.

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