Rifiuti italiani sotto sequestro in Tunisia: al nostro Paese costano 26mila euro al giorno

Nel porto di Sousse sono bloccati da più di dieci mesi 282 container carichi di rifiuti provenienti dalla Campania. Legambente, Greenpeace e Wwf Italia tornano a chiedere un intervento urgente del governo italiano

Il rispetto della Convenzione di Basilea e un intervento urgente del governo italiano per il ritiro dei container carichi di rifiuti fermi in Tunisia in attesa dell’esito del procedimento giudiziario. Lo chiedono in una nota congiunta Legambiente, Wwf Italia e Greenpeace, ricordando che sono sempre nel porto di Sousse i 282 container carichi di rifiuti provenienti dalla Campania, sotto sequestro preventivo da più di dieci mesi, con un costo di 26mila euro al giorno.

Le associazioni informano che sul caso del traffico di rifiuti italiani in Tunisia è arrivata la risposta della Commissione europea. Mentre attendono ancora risposte le associazioni ambientaliste che da mesi chiedono al governo italiano di intervenire urgentemente per riportare in Italia i rifiuti campani trasferiti in Tunisia, in attesa di rivalersi nei confronti dei responsabili del traffico all’esito del procedimento giudiziario.

Condividendo la forte preoccupazione e le richieste delle associazioni tunisine, Legambiente, Greenpeace e Wwf Italia tornano ora a chiedere con forza al governo italiano il ritiro dei container dal porto tunisino senza ulteriori indugi, in attesa degli sviluppi del procedimento giudiziario. Le associazioni chiedono, inoltre, il rispetto della Convenzione di Basilea sul controllo dei movimenti oltre frontiera di rifiuti pericolosi e sulla loro eliminazione.

Traffico di rifiuti italiani in Tunisia: la vicenda

La vicenda è iniziata nell’autunno del 2019 con la firma di un contratto tra un’azienda con sede a Polla in provincia di Salerno e un’azienda tunisina per l’invio di 120mila tonnellate di rifiuti “non pericolosi” in Tunisia. Ma i container, ispezionati dalla Dogana di Sousse, non contengono rifiuti plastici, come denunciato, ma altri scarti di ogni tipo, che proverebbero, senza nessun trattamento preventivo, dalla raccolta differenziata domestica prodotta da sedici comuni del Cilento.

Sono in corso indagini volte ad accertare eventuali responsabilità per il traffico di rifiuti dalla Campania verso la Tunisia; Legambiente Campania ha inviato istanza alle procure interessate per costituirsi parte civile ma è ancora in attesa di risposta. Nella sua richiesta ha evidenziato che, secondo le indagini in corso in Tunisia, i rifiuti in questione sarebbero destinati allo smaltimento in discarica o all’incenerimento, dunque, tipologia non idonea all’esportazione tra paesi Ue ed extra Ue, secondo la convenzione di Basilea e di Bamako, le cui norme dispongono che i movimenti transfrontalieri sono possibili solo ove il rifiuto sia effettivamente destinato al riciclo. Che a ricevere i rifiuti in Tunisia, inoltre, sarebbe stata un’azienda fantasma che, in ogni caso, non avrebbe potuto procedere al trattamento finalizzato al riciclaggio dei materiali.

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