Pordenone, i canoisti puliscono il fiume Noncello

Tra loro anche Daniele Molmenti, campione olimpico a Londra nel 2012. Il monitoraggio fa parte della campagna “Spiagge e fondali puliti” di Legambiente

Tra i volontari che sono scesi in acqua per la pulizia del fiume Noncello, lo scorso aprile a Pordenone, c’è stato anche Daniele Molmenti, canoista campione olimpico a Londra 2012. L’iniziativa del circolo Legambiente locale, in collaborazione con il Canoa Club Naonis, di cui il pordenonese Molmenti è presidente onorario, rientra nella campagna nazionale Spiagge e fondali puliti, che da quest’anno si apre anche al monitoraggio dei rifiuti lungo i corsi d’acqua: di qui infatti arriva molta immondizia che poi finisce in mare, a partire dalle microplastiche.

“I fiumi sono purtroppo diventati anche i corridoi verso il mare per i rifiuti e gli inquinanti e monitorare le loro rive è altrettanto importante quanto monitorare i rifiuti spiaggiati”
– Martina Bellucci

Una bicicletta, una moto giocattolo, un mucchio di vaschette di alluminio (forse derivanti da pause pranzo da asporto) e, come sempre, enormi quantità di plastica: è il primo bilancio delle due pulizie-monitoraggio realizzate in acqua e a terra, per cento metri a due passi dal centro cittadino, sotto il ponte di Adamo ed Eva, e lungo una roggia presso il castello di Torre.

Intorno al fiume: Pordenone

Pordenone nasce intorno al suo fiume: il nome stesso, Portus Naonis, richiama il fatto che in passato la cittadina era un porto fluviale da cui si partiva per raggiungere l’Adriatico e viceversa. Il Noncello è un corso d’acqua di risorgiva. Ha origine pochi chilometri a monte del capoluogo friulano e, nel suo breve corso, riceve apporti da rii e rogge minori, che scaturiscono dalla fascia delle risorgive e alimentano diversi piccoli laghi artificiali in città. Questo complesso sistema di acque è stato per secoli una via di commercio e di produzione. Sin dal medioevo, le rogge muovevano mulini e opifici e, a fine Ottocento, le acque sono diventate il motore dell’industria tessile che ha portato a ribattezzare Pordenone la “Manchester del Friuli”.

Dal secondo dopoguerra, il fiume ha perso questa vocazione produttiva e ha visto un processo di “abbandono”, che ha consentito la rinaturalizzazione delle sponde, tanto che la porzione cittadina del Noncello risulta quella con il maggior numero di habitat e con il più alto valore ambientale: un vero e proprio polmone verde in città.

Primi interventi di pulizia in presenza

«I due interventi di pulizia del fiume sono stati i primi che abbiamo organizzato in presenza, dopo il lungo stop dovuto alle norme di contenimento della pandemia – afferma Martina Bellucci, vicepresidente del circolo Legambiente di Pordenone – Abbiamo voluto ripartire dal Noncello anche per dare un segnale alla città, per far comprendere l’importanza di tutelare un patrimonio naturale unico, in ambito urbano. Inoltre, i fiumi sono purtroppo diventati anche i corridoi verso il mare per i rifiuti e gli inquinanti e monitorare le loro rive è altrettanto importante quanto monitorare i rifiuti spiaggiati».

Dalla pulizia in acqua, realizzata in canoa in prossimità dell’ingresso di due rogge nel fiume, si è osservato come gli interventi per il completamento del sistema fognario cittadino (in seguito alla procedura di infrazione comunitaria che interessava anche Pordenone) stanno dando i loro frutti e ridotto è l’apporto dei rifiuti derivanti dai reflui. Preoccupa invece l’abbandono di una grande quantità di immondizia lungo i fossi, nei passaggi pedonali e vicino ai cassonetti, anche dovuto dall’uso di contenitori e imballaggi per l’asporto.

Ora si attendono i risultati dei monitoraggi effettuati lungo altri fiumi per un bilancio complessivo.

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