Popoli indigeni uniti, all’Onu

Popoli indigeni
Fonte: Organizzazione delle Nazioni Unite

“People have the power”, canta Patti Smith in una celebre canzone dall’omonimo titolo: si potrebbe riassumere così quello che sta accadendo in questi giorni a New York, nella sede centrale dell’Onu. Sono infatti riuniti più di mille rappresentanti di popolazioni native di tutto il mondo, per il diciassettesimo Forum permanente sulle questioni dei popoli indigeni, in corso dal 16 al 27 aprile. Al centro del dibattito, i diritti collettivi dei popoli alle terre, ai territori e alle risorse. Tematiche strettamente connesse alle sfide della globalizzazione, come il cambiamento climatico e la diminuzione della biodiversità. Due settimane in cui si alternano sedute plenarie aperte a tutti e confronti ristretti coi rappresentanti degli Stati membri dell’organizzazione.

Il 24 e il 25 aprile, in particolare, sono in programma incontri informali, aperti anche alle agenzie delle Nazioni Unite, alle istituzioni nazionali e locali per i Diritti umani e agli esponenti del mondo accademico. Il tutto moderato dai membri del forum permanente. Sul tavolo di lavoro, le questioni che 370 milioni di indigeni del mondo fronteggiano quotidianamente: sfide globali, diritti di autodeterminazione, tutela dei territori tradizionali, istruzione. Il proposito degli incontri dei prossimi giorni è di attingere alle informazioni presentate durante la prima settimana e incanalarle in raccomandazioni di policy strategiche, focalizzate e attuabili. Un calendario fitto di incontri, che prevede anche dibattiti con la partecipazione delle comunità che vanno dai Paesi antartici a quelli transcaucasici, dal Nord America all’Africa e dal Sud America all’Asia.

Gli obiettivi dell’evento sono: dare seguito alle istanze emerse nel corso della prima settimana; promuovere l’ampliamento della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni a livello nazionale e l’approfondimento di questi diritti a livello internazionale e locale; provvedere a un dialogo tra popoli indigeni, Stati membri e sistema delle Nazioni Unite per scambiare informazioni, prospettive e impostazioni costruttive per la formazione del consenso; identificare specifiche aree tematiche o istanze emergenti che il forum permanente può auspicare di affrontare nelle prossime sessioni.

Il valore di questo appuntamento annuale presso l’Onu e l’importanza del confronto con le comunità locali è al centro del discorso pronunciato al forum dalla relatrice speciale dell’Onu sui diritti dei popoli indigeni, Vicky Tauli-Corpuz. «Nel mezzo delle crisi finanziarie, ambientali e climatiche fronteggiate da molti Paesi, c’è un crescente riconoscimento del contributo dato dalla conoscenza tradizionale dei popoli indigeni, verso lo sviluppo sostenibile e la gestione dell’ecosistema, la conservazione della biodiversità e l’adattamento al cambiamento climatico». Lo ha dichiarato Vicky Tauli-Corpuz che, inoltre, è leader di una comunità locale delle Filippine: i Kankanaey Igorot. Con il suo impegno e il suo ruolo rappresenta le questioni e la voce delle popolazioni di tutto il mondo a livello internazionale, creando l’incontro culturale che si auspica tra i risultati di questo forum e che è già in atto.

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