Più alghe nell’Artico, ecostemi marini a rischio

foto del mare Artico

Un recente studio condotto sulle conseguenze per i cambiamenti climatici ha permesso di analizzare con particolare attenzione lo scioglimento dei ghiacciai nell’Artico e le risultanze cui sono arrivati i ricercatori, pubblicate sulla rivista Science Advances, hanno fornito informazioni utili sulle alterazioni che si vanno delineando nell’ecosistema marino. In sostanza i ricercatori impegnati nel mar Glaciale Artico, osservando il processo di assorbimento del carbonio (che nell’Artico si attesta al 14% dell’oceano globale) hanno dimostrato come le variazioni relative alla riduzione di neve e ghiaccio marino possano influenzare la produzione primaria delle alghe che popolano la cosiddetta zona simpagica (quella in prossimità del ghiaccio marino).

“In questo lavoro di modellistica, frutto della collaborazione tra il Finnish Environment Institute, l’Università di Città del Capo e la Fondazione CMCC” spiega il ricercatore Enrico Scoccimarro “abbiamo evidenziato come, in condizioni future di clima più caldo, le variazioni di produzione primaria della popolazione algale residente sul ghiaccio marino, non vari linearmente con la latitudine, ma risponda diversamente alle diverse latitudini, dal momento che il fattore dominante, responsabile di tali variazioni, cambia in base alla latitudine stessa”.

Si tratta di novità assolute sull’osservazione del ciclo del carbonio considerando le conseguenze ancora in parte sconosciute verso cui si sta andando. Basta pensare al ruolo fondamentale che il fitoplancton (costituito da alghe microscopiche che sono trasportate dalle correnti) riveste come primario elemento della catena alimentare, concentrato di organismi che producono ossigeno a partire dall’anidride carbonica e, per questo, principale fonte di approvvigionamento per tutta la popolazione marina.

Il punto di osservazione dello studio pubblicato da Science Advances fa riferimento alle alghe che compongono il fitoplancton e al ruolo cruciale che hanno nella vita degli oceani come produttori della metà dell’ossigeno totale del pianeta.

Il loro ruolo nella catena alimentare del Mar Glaciale Artico è fondamentale e le variazioni osservate – attraverso un modello biogeochimico combinato con i risultati di un insieme di modelli climatici – indicano che “gli impatti dovuti alla riduzione del ghiaccio marino nell’Artico sulla produzione primaria delle popolazioni algali che risiedono in tale ambiente saranno ingenti e complessi, così come le ripercussioni sul resto della catena alimentare”.

E’ facile prevedere fioriture algali in anticipo alle basse latitudini, mentre le maggiori variazioni nell’abbondanza sono previste alle alte latitudini, dove è previsto il più grande incremento della biomassa. La rete alimentare marina nell’Artico è corta, scarsamente diversificata e determinata a livello stagionale e le variazioni attese potrebbero influenzare negativamente anche i livelli trofici più alti, dall’abbondanza degli stock ittici alla disponibilità di cibo per balene, foche e orsi polari, mettendo a rischio la sopravvivenza di alcuni super-predatori endemici (e particolarmente dipendenti dal ghiaccio marino) al vertice della catena alimentare.

La Fondazione CMCC ha direttamente contribuito allo studio, fornendo inoltre i forzanti fisici utilizzati per le simulazioni di scenario effettuate con il modello biogeochimico.

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