Pipistrelli, quale ruolo nell’epidemia di Coronavirus in atto

Sono noti ai più come pipistrelli, ma il loro nome scientifico è chirotteri. Attualmente sono fulcro di spinosi dibattiti riguardanti il legame con l’infezione da Covid-19, di cui secondo svariate fonti sarebbero causa. Dall’avvento del Coronavirus ad oggi, di questi animali si parla mettendone in luce aspetti demonizzanti, attribuendo loro l’origine di contagi e decessi. Qui entrano in campo i chirottologi, conoscitori esperti dei pipistrelli il cui supporto è necessario per fare chiarezza su una questione controversa, con un focus sulla “natura benigna” di questi mammiferi. «I chirotteri sono tra i mammiferi meno conosciuti al mondo, ma sono animali di grande interesse dal punto di vista biologico e per la capacità di fornire importanti informazioni sullo stato di salute dell’ambiente – spiega Ilaria Biancolillo, co-responsabile del monitoraggio pipistrelli nell’ambito del progetto di Legambiente Puglia “Tra laghi e gravine: tutela integrata della biodiversità” – Generano benefici socio-economici per l’uomo come il controllo biologico degli insetti dannosi in agricoltura, la diffusione di semi e l’impollinazione di alcune colture come l’agave con cui si produce la tequila».

I chirotteri favoriscono il mantenimento di molti ecosistemi e non di rado vengono utilizzati come indicatori della qualità ambientale. Ma sono anche tra i mammiferi europei a più alto rischio di estinzione: il disturbo antropico, la distruzione di habitat e siti di rifugio, l’uso massivo di pesticidi in agricoltura, l’ibernazione, l’inquinamento e i cambiamenti climatici sono tra le principali cause del loro declino. Il Rinolofo minore (Rhinolophus hipposideros), ad esempio, specie censita in Puglia nella Riserva naturale di Conversano, risulta fortemente minacciata di estinzione in Italia, con popolazioni in declino demografico in tutta Europa.

Circa il legame tra Coronavirus e chirotteri, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) sottolinea come il passaggio diretto dal pipistrello all’uomo non determini patologie. Nonostante la similitudine del 96% tra il genoma del SARS-CoV-2 e quello di coronavirus SARS-like presenti in pipistrelli rinolofidi cinesi, le glicoproteine di superficie dei coronavirus SARS-like non hanno tuttavia la capacità di legarsi efficacemente ai recettori situati sulla superficie delle cellule umane. Con molte probabilità il Covid-19 è diventato letale per l’uomo attraverso il pangolino, ospite intermedio di un’altra specie diffusissimo nelle abitudini alimentari in Cina e nella medicina tradizionale cinese, che ha determinato una compatibilità della struttura del virus con le cellule umane.

È una tesi che viene rafforzata da Danilo Russo, professore di Ecologia all’Università degli Studi di Napoli Federico II e specialista di conservazione dei chirotteri, il quale spiega: «In queste settimane i pipistrelli sono venuti alla ribalta come probabile origine della pandemia Covid-19, che sta mettendo alle corde mezzo pianeta. Occorre però chiarire che in epidemie come quella attuale il pipistrello ha fatto da animale serbatoio, ospitando un virus inizialmente non pericoloso per l’uomo che è poi probabilmente passato ad altre specie (si ritiene nel pangolino, ma siamo ancora ai primi studi) e infine all’uomo. Solo attraverso questo articolato percorso il virus ha potuto cambiare la sua struttura diventando un pericolo per l’uomo».

Per gli innumerevoli benefici all’ambiente, i chirotteri sono dunque animali da proteggere. Oggi sono tutelati in particolare dalla Direttiva Habitat 92/43/CEE e dalla Legge Quadro in materia di fauna selvatica e attività venatoria (L. 157/92). Sulla base di queste è vietato abbattere, catturare, detenere e commerciare qualsiasi esemplare di chirottero italiano.

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