Siamo ad un passaggio storico. La pandemia ha messo in campo processi inimmaginabili 10 mesi fa a cui bisogna rispondere con novità sostanziali, nella politica e nel sociale. Non era scontato che la “vecchia” Europa fosse capace di lanciare un programma come NextGenerationEU, ed oggi non è scontato come ne usciremo.
Questo il filo conduttore dei due eventi dedicati alle Reti Civiche nel corso del Festival della Partecipazione. Dove si è discusso del potenziale di innovazione sociale che in questi mesi le organizzazioni formali ed informali dell’impegno civico hanno messo in campo. In totale opposizione e controtendenza a quanto poche ore prima era successo al Consiglio Comunale di Roma, dove la Delibera di Iniziativa Popolare, presentata 2 anni fa da 180 organizzazioni territoriali, per la gestione condivisa dei beni comuni, è stata bocciata dall’astensione dei 5S!
A Bologna si è potuto far emergere l’insostituibile ruolo del mutualismo e della partecipazione dei cittadini e cittadine alla gestione del territorio e delle relazioni che lì si insediano, non solo in una fase di emergenza, perché esprimono il bisogno di cambiamento che circola nella società, come ha ricordato Donatella Della Porta. E bisogna evitare che rispetto ai livelli di partecipazione della fase emotivamente più intensa del lockdown si torni indietro. La sfida che abbiamo oggi, come ha sottolineato Giovanni Allegretti, è che bisogna costruire le politiche ed insieme la società che quelle politiche dovrà supportare con il proprio stile di vita, con la capacità di praticare nuovi scenari (pensiamo alla dimensione della prossimità), con la volontà di farsi sentire e di fare sistema, anche per pesare di più nelle decisioni che si prenderanno. E, di nuovo, al centro dell’attenzione tornano ad essere le potenzialità della partecipazione e gli ostacoli che la impediscono (non ultimo i tempi del lavoro e della città, i vincoli della precarietà, l’assenza di servizi per l’infanzia e le condizioni sociali di gran parte delle donne, … – la partecipazione non può essere appannaggio solo di studenti e terza età!!). Superando pratiche come quella dei bandi, che fino ad oggi ha provocato più competizione che cooperazione tra i soggetti sociali.
In sintesi, a mio modo di vedere, il punto di caduta, che le discussioni nel Festival hanno permesso di mettere a fuoco, è che la partecipazione, come la sanità e la scuola, è un’infrastruttura sociale che risponde all’interesse generale perché indispensabile, insieme alle altre, a sorreggere la coesione sociale in un’epoca di veloci e radicali cambiamenti, come quella che stiamo vivendo.