Novembre 2017

 

Un numero sempre crescente di italiani vive in aree a rischio idrogeologico. Se infatti nel 2007 era interessato da forte criticità il 10% del territorio, oggi siamo al 19,4%. Considerando gli italiani che vivono nelle sole aree a pericolosità elevata e molto elevata, la popolazione esposta a rischio frana è salita da 992.403 abitanti a 1.247.679. Rischi moltiplicati dai cambiamenti climatici che soprattutto nelle città e in alcune aree del Paese hanno amplificato i fenomeni estremi.

All’Italia insicura è dedicata la storia di copertina di novembre di Nuova Ecologia. Quella che emerge è la fotografia di un Paese che ha bisogno di inserire l’elemento del rischio in tutte le politiche di gestione del territorio, dalla pianificazione urbanistica ai criteri che regolano la costruzione e la ristrutturazione degli edifici. E invece non riesce neanche a utilizzare le risorse disponibili per curare il territorio, come il sisma bonus, la detrazione fiscale dal 50% fino all’85% introdotta dalla legge di bilancio 2017 per gli interventi di miglioramento antisismico degli edifici, o il fondo di 10 milioni di euro presso il Ministero dell’Ambiente per abbattere gli abusi edilizi. Allo Stivale fragile servirebbe delocalizzare i beni esposti a frane ed alluvioni, ridare spazio alla natura, restituire ai corsi d’acqua le aree per esondazioni diffuse e controllate, prevenire il disboscamento causato dagli incendi, come indicato da Legambiente in dieci proposte per contrastare il dissesto idrogeologico.

Chiude il servizio un’intervista esclusiva ad Angelo Borrelli, nuovo capo della Protezione civile, che denuncia: «È impensabile che il 14% dei comuni non abbia il piano di protezione civile». E per il futuro chiede: «Mai più condoni edilizi».

Fra gli altri contenuti del mensile di Legambiente un’inchiesta sulle Neew breeding: le biotecnologie di nuova generazione destinate all’agricoltura che dividono l’Europa. Perché se verranno equiparate a tecniche agricole tradizionali, come gli incroci, non dovranno sottostare alla direttiva europea sugli organismi geneticamente modificati. Quini, niente valutazione del rischio, niente rintracciabilità dei processi, niente etichettatura dei prodotti.

L’Italia guida l’Unione Europea nel recupero e nel riciclo dei rifiuti: ben il 76,9% (pari a 56,4 milioni di tonnellate) contro il 54% della Francia, il 44% del Regno Unito e il 34% della Germania, oltre il doppio rispetto alla media europea ferma al 37%. All’economia circolare La Nuova Ecologia dedica uno speciale in vista di Ecomondo, in programma a Rimini dal 7 al 10 novembre, da dove i protagonisti della green economy manderanno un messaggio chiaro alle forze politiche: la nuova legislatura dovrà mettere a sistema quanto di buono prodotto dai singoli territori. Un impegno da portare avanti in continuità con quanto l’Italia sta già facendo a Bruxelles, dove il pacchetto legislativo sull’economia circolare è attualmente in fase di negoziazione tra il Parlamento e il Consiglio europeo.

Oltre 5 trilioni di frammenti di plastica galleggiano sulla superficie degli oceani, più del 90% hanno dimensioni minori di 5 millimetri e sono ricoperti da un biofilm costituito da alghe unicellulari, batteri, invertebrati microscopici e virus. Alcuni pericolosi anche per l’uomo. La sezione Gaia di Nuova Ecologia esplora questo vero e proprio ecosistema che i ricercatori chiamano “Plastisfera” e fotografa le “palle di Nettuno”, le egagropile che raccolgono di tutto dai fondali marini e troviamo in abbondanza sulle nostre spiagge, anch’esse ormai invase dalla plastica.

Articoli correlati

SEGUICI SUI SOCIAL

GLI ULTIMI ARTICOLI

Gli ultimi articoli