Il Pd ha presentato un emendamento alla Legge di Bilancio che è a vantaggio di pochi, “difende il fossile” e sfavorisce le auto elettriche
Ancora bonus auto inquinanti. Per la terza da inizio anno, il solito onorevole Pd Gianluca Benamati ha presentato (con l’appoggio implicito dei populisti di destra) un emendamento alla legge di bilancio per regalare 324 milioni di bonus ai concessionari auto per la vendita di autoveicoli a emissioni di CO2 g/km talmente alte (ben 135, mentre la media del nuovo venduto in Europa dovrebbe essere al di sotto dei 95) da includere anche i tradizionali modelli diesel e benzina. Abbiamo già denunciato più volte che un tale premio non aumenta in alcun modo i vantaggi per il cittadino ma aiuta solo i concessionari a promettere i soliti sconti sui listini (circa 5 mila euro). Sconti che compensano le multe che le case auto dovranno pagare su quelle che superano la media di inquinamento fissata su scala continentale.
Le case tengono alti i prezzi di listino, promuovono sconti pazzeschi (gli stessi dell’anno scorso) e usano il bonus per pagare la multa per inquinamento. Peccato che Benamati proponga bonus aumentando il debito pubblico, quindi i soldi del contribuente italiano.
Ma è un’altra la conseguenza nefasta della proposta populista di Benamati. Le auto nuove fossili e inquinanti vendute in questi ultimi 15 anni in Italia, in tutte le fasce di gamma, sono aumentate di prezzo tra il 17% e il 25%. Mentre l’Italia ha perso ricchezza, il Pil – dal 2007 a oggi – è tornato a quello del 2000. Pochi ricchi ancora più ricchi, tanti, il 70% degli italiani più poveri. Non c’è da stupirsi che il mercato auto nuove continui a perdere colpi. Sono pochi gli italiani che oggi pensano a farsi l’auto nuova dopo la crisi sanitaria.
E in Europa? Il mercato auto nuove nel Vecchio Continente si evolve, diminuiscono le vendite, diminuiscono gli acquisti delle famiglie (dal 45% al 43%, tra 2015 e 2019) mentre aumentano quelli delle aziende e flotte noleggi (dal 55% al 57%). In Germania nel 2019: famiglie 34%, aziende 66%. Francia: famiglie 46%, aziende 54%. In Italia, al contrario, famiglie 60% e aziende 40%. A ottobre 2020, nel calo di mercato e per effetto dei bonus tutti orientati a favorire gli acquisti delle famiglie (quelle che se lo possono permettere, nella crisi), famiglie 69%, flotte 31%.
Le auto nuove costano sempre di più. Le auto elettriche, nonostante bonus e incentivi, costano all’acquisto ma cominciano a convenire per i bassi costi di gestione. Conclusione: l’Italia carica l’elevato costo del rinnovo del parco auto sulle famiglie, mentre tutta Europa promuove l’investimento delle aziende nelle auto elettriche, quelle più propense ed interessate a valutare il costo totale di uso delle auto nella loro vita.
L’onorevole Benamati promuove l’auto solo per la minoranza degli italiani non colpiti dalla crisi, difende il fossile e l’inquinamento per tutti gli altri e fa vendere poche auto elettriche (in Italia il 2%, in Germania e Francia il 7% del mercato). Mi pare che la ricca Germania sia insieme più green e democratica di noi.