Messico, attivista ambientale sequestrato da 33 giorni

È Miguel Vasquez, trent’anni in difesa della natura, per bloccare le centrali idroelettriche. Presunti rapitori hanno fatto sparire ogni traccia

di Nicola Nicoletti

Sono passati 33 giorni. Ma notizie di Miguel Vasquez, attivista ambientale dello stato di
Veracruz, a Tlapacoyan, non ce ne sono. La famiglia non sa cosa fare, dopo aver ricevuto
una telefonata da parte di presunti rapitori che hanno chiesto un riscatto. In Messico
esistono, però, oltre ai sequestri reali, quelli “virtuali”, spesso organizzati da un “tizio” che  chiama dicendo che “ha” un tuo familiare che potrebbe essere mutilato o ammazzato in caso non venga pagata la cifra richiesta. Ma non sempre questa è la realtà, perché il tizio che ha chiamato potrebbe non avere nulla ha a che vedere con la storia del vero malcapitato. Nel caso in questione poi, la Fiscalia (i poliziotti deputati alla sicurezza) hanno chiesto di tacere, e la famiglia si sente davvero sola.

Miguel, 70 anni, vendeva auto e si impegnava da tempo per la difesa dei fiumi in uno degli stati più belli e ricchi di natura del Messico. “A 36 giorni dalla scomparsa di Miguel Vasquez non ci sono risultati sulle ricerche. Chiediamo che le autorità politiche e di polizia si adoperino con maggiore puntualità e trasparenza nelle indagini e nel chiarimento del caso, condividendo con la famiglia e le organizzazioni ambientali il corso delle indagini, poiché questo ritardo mette a rischio la vita di una persona che da anni si adopera per la comunità”.

È la denuncia di amici e colleghi di Vasquez, un comunicato che non palesa i dubbi sul lavoro della Procura e lamenta la mancanza di progressi nelle indagini.
L’impegno di Vasquez negli ultimi tre decenni si era concentrato sulle acque dei fiumi,
in particolare per la prevenzione dell’installazione di centrali idroelettriche. Aveva lottato contro il rafting, e aveva lottato insieme ad altri proprietari della zona per evitare che i canali venissero convogliati in tubature in maniera da danneggiare l’irrigazione dei raccolti.
Sposato, Miguel ha sei figli, dirige due hotel specializzati in turismo ecologico e da 15 anni
è fondatore e tesoriere dell’Alleanza delle Comunità in Difesa della Bobos-Nautla y
Tecolutla. Per questo, il suo coinvolgimento nella difesa della natura è una delle ipotesi prese in considerazione riguardo al rapimento. L’altra potrebbe essere l’estorsione, poiché nella zona operano vari gruppi criminali. Il Messico rimane un territorio pericoloso dove negli ultimi 7 anni in situazioni analoghe sono scomparse 85 persone.

Il 2020 ha già avuto la sua parte di violenza. Due attivisti della farfalla monarca sono stati
uccisi a gennaio e marzo di quest’anno; uno di loro è Isaac Herrera, un ambientalista del
Parco Nazionale Los Venados, Morelos, ed è stato ucciso in casa.
Secondo Héctor Colio, un collega di Miguel, nel bacino Bobos-Nautla, lungo 100
chilometri, ci sono 24 progetti di impianti per generare elettricità attraverso l’acqua
corrente. I gruppi ambientalisti hanno lavorato per impedirne l’installazione. I piani più
avanzati erano sette. Finora, sono riusciti a far fermare tre dai tribunali a causa della
mancanza di uno studio di impatto ambientale e quattro hanno ricevuto i permessi. Intanto
la famiglia aspetta ogni giorno che squilli il telefono, e che la voce di Miguel possa
rianimare gli animi sempre più dilaniati dal dolore dei suoi figli.

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