I numeri e la realtà. L’intervista a Piergiorgio Odifreddi

Crisi climatica, emergenza pandemica, aumento della popolazione, crescita del Pil. Piergiorgio Odifreddi spiega quanto sia importante la matematica per comprendere questi fenomeni

Dal mensile di gennaio 2022. Piergiorgio Odifreddi, matematico, logico e scrittore, torna in libreria con “Sorella scimmia, fratello verme”. Storie straordinarie di animali, scrittori e scienziati edito da Rizzoli. Una breve storia della biologia costruita intorno agli animali. La loro osservazione, dai moscerini di Morgan ai conigli di Fibonacci, diventa punto di partenza per scoperte fondamentali, ma anche specchio della potenza e del fascino del metodo scientifico. Allo stesso tempo, il suo libro è l’occasione per parlare anche del rapporto che abbiamo oggi, nel bel mezzo di una pandemia e alle prese con la crisi ecologica, con scienza e natura.

Partiamo dal libro. Com’è nata l’idea?

Nel corso del tempo, durante i miei viaggi. Proprio poco prima del Covid sono stato per cinque settimane in Australia, Nuova Zelanda e Tasmania. Quelli sono luoghi – lo disse bene Darwin – dove guardando gli animali ti sembra quasi ci siano state due creazioni al mondo, o due creatori che hanno fatto mondi simili ma del tutto diversi. E poi nasce dai racconti di mia moglie, che è biologa. A me è sempre piaciuto fare storia della scienza, dopo aver fatto tante biografie ho pensato di fare una storia della biologia iniziando però non dai fondamenti, come a scuola, ma da una serie di animali che sono stati oggetto di osservazione da parte di grandi scienziati della storia.

La scienza ha un rapporto strettissimo con la matematica. Che rapporto abbiamo con la matematica e con i numeri oggi?

Nessun rapporto. Si sa che la matematica c’è, per il resto non se ne vuole parlare, non la si vuole neanche studiare. Una sorta di rimozione collettiva, quasi patologica, che può essere molto deleteria, perché se non si usano i mezzi matematici poi si finisce a far solo chiacchiere. Lo si è visto bene con il Covid19, quando i matematici fornivano modelli di previsioni e poi la politica agiva in tutt’altra direzione. Direi, insomma, che non si crede proprio nella matematica. Guardi, è un po’ lo stesso atteggiamento dei No vax se ci pensa, loro negano l’esistenza del virus o pensano che le informazioni sul virus non siano corrette. Non ci credono. La verità, invece, è che posti di fronte ai numeri ci si accorge benissimo di qual è la realtà, e noi dovremmo affrontare la realtà e i problemi per quello che sono. A partire dai dati. Le persone, al contrario, spesso trovano più rassicurante far finta di niente. E pensare, molto semplicemente, che i problemi non esistano.

Ecco parlando di problemi e rimozione, com’è andata la Cop26?

È andata male, ma non poteva certo andare bene.

Si spieghi meglio…

È come con i modelli matematici e con i dati. Un paio di anni fa le Nazioni Unite fecero una serie di simulazioni e presero per buoni gli scenari più rosei, pensando che poi le tasse sul carbone sarebbero aumentate e che sarebbero arrivate nuove scoperte tecnologiche a cambiare la situazione, ma la verità è che non sappiamo se andrà così. Invece ci sono due grossi problemi centrali che restano per lo più sottaciuti: l’aumento della popolazione mondiale e quello dei consumi. Ormai ci stiamo avviando verso gli otto miliardi di abitanti, con un sistema capitalistico diffuso nei consumi. La popolazione non solo non diminuirà, ma continuerà a crescere. Tutti i vantaggi che avremo col risparmio energetico verranno mangiati dall’aumento della popolazione. Se vogliamo mantenerla bassa, l’unico modo è far diventare più ricchi i Paesi poveri, perché di solito questo riduce gradualmente la natalità. Dovremmo investire molti fondi ma nessuno pensa davvero di farlo. Ma se pretendiamo di continuare a far crescere il Pil almeno di due o tre punti l’anno, con l’aumento della popolazione mondiale, non ci sarà modo nel 2050 di mantenere i consumi uguali al 2000. Certo, mi rendo conto non sia facile. Come si fa a dire a un politico – figuriamoci a un economista – che la crescita è in opposizione alle prospettive dell’economia verde? E come si fa a dire a Cina e India che devono smettere di consumare carbone dopo che i Paesi ricchi per due secoli hanno fatto quello che volevano? L’altro enorme problema è il consumo di risorse e di energia, a partire dalla carne. Il 90% delle coltivazioni mondiali sono dedicate ai mangimi animali. In Amazzonia, Bolsonaro vuole più pascoli per questo, per rispondere all’aumento di richiesta di carne. Ma quei pascoli poi andranno alimentati. Insomma, dobbiamo cambiare abitudini, e poi servono soluzioni globali. Come si sta capendo col Covid19, in un mondo globalizzato è inutile vaccinare un intero Paese se poi l’Africa e il Sud America non si vaccinano. Per questo dico che è ovvio che la Cop26 non abbia dato risultati, doveva essere deludente e lo è stata.

A proposito di delusioni, con il Covid19 il sentimento antiscientifico sembra deflagrato.

In realtà noi siamo un popolo antiscientifico, un popolo cattolico che crede nei miracoli. Io mi sono stupito che il 90% degli italiani si sia vaccinato, quindi che ci sia una piccola percentuale di gente che non crede nei vaccini non mi stupisce. Detto questo, bisogna ricordarsi che la scienza, ai tempi di Galileo, era una cosa che facevano in pochi ma si poteva ancora spiegare in modo semplice. Oggi invece è molto tecnologica, complessa e specialistica. Se non si riesce a comprenderne l’oggettività, la scienza rischia di diventare un qualcosa di molto distante dalla gente e questo la rende esoterica, tanto che qualcuno finisce per percepirla quasi come una magia. In questo, però, i media hanno una grande responsabilità. Io sono anni che non leggo i giornali né guardo la televisione, scelgo altri modi di informarmi perché tv e giornali fanno campagne e dibattiti in cui si dà voce a chiunque. Agli scienziati come ai no vax.

Tornando all’ambiente, che relazione abbiamo con la natura oggi?

In realtà su questo tema io ho una posizione un po’ atipica. Il dibattito sui cambiamenti climatici, per esempio, spesso viene presentato come qualcosa di radical chic, come un fatto legato al desiderio di salvaguardare la natura. Ma pensando alla storia del pianeta sappiamo che per miliardi di anni ci sono stati solo batteri e che poi a un certo punto è arrivata la catastrofe dell’ossigeno. Un inquinamento globale dovuto ai cianobatteri, i precursori delle alghe e delle piante, che hanno iniziato a immettere ossigeno nell’atmosfera cambiando il mondo. Tutto quello che c’era prima è stato quasi distrutto. Quando uno pensa a queste cose, al fatto che l’atmosfera è cambiata in modo radicale, quello che dovremmo riuscire a dire è che ci occupiamo di cambiamenti climatici per salvare noi stessi. Per salvare l’uomo, non il pianeta. Perché la Terra andrà avanti in ogni caso. Se vogliamo evitare che la specie umana scompaia bisogna fare qualcosa. Forse se lo dicessimo così sarebbe molto più compreso e anche più accettato. Oggi c’è una totale incapacità di distinguere il pianeta dall’uomo, e di capacitarsi che noi siamo del tutto marginali rispetto al pianeta che abitiamo.

ASCOLTA IL PODCAST CON L’ESTRATTO DELL’INTERVISTA A PIERGIORGIO ODIFREDDI

 

Piergiorgio Odifreddi
Piergiorgio Odifreddi

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Piemontese, matematico, logico, accademico e saggista, Piergiorgio Odifreddi è uno dei volti più noti della divulgazione scientifica del nostro Paese. Studia logica e matematica tra Italia, Stati uniti e Russia, dove negli anni Ottanta rimane bloccato per sei mesi come ritorsione per l’arresto di un agente sovietico in Italia. Docente di Matematica in Italia e Stati Uniti, è autore di decine di libri, dalle biografie scientifiche a saggi sui grandi temi del nostro tempo.

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