L’intelligenza artificiale in fondo al mare

Un'immagine dei robot sub di "Wimust"

Una squadra di robot marini punta a rivoluzionare le esplorazioni subacquee geofisiche e geotecniche. È il progetto “Wimust”, acronimo di Widely scalable mobile underwater sonar technology, finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma “Horizon 2020”. A coordinare l’iniziativa è l’Isme, il centro di ricerca interuniversitario sui sistemi integrati per l’ambiente marino di cui l’università di Genova è sede legale. Oltre all’Italia, partecipano ricercatori di Portogallo, Regno Unito, Germania, Francia e Olanda. Il team di robot è composto da due piccoli catamarani e diversi veicoli subacquei che trascinano idrofoni.

“Ciascun catamarano trasporta una serie di elettrodi immersi nell’acqua, posti a pochi centimetri di distanza – hanno spiegato gli esperti del dipartimento di Informatica, bioingegneria, robotica e ingegneria dei sistemi (Dibris) dell’università di Genova – La generazione di una differenza di potenziale di alcuni kV ai capi degli elettrodi provoca una scintilla, che dà origine a un’onda sonora che si propaga verso il fondo del mare, penetrando nel sottosuolo. Ogni qual volta l’onda sonora incontra una diversa stratificazione viene generata un’onda riflessa, che propagandosi verso l’alto viene misurata dagli idrofoni dei veicoli sottomarini. Attraverso l’analisi di questi dati, gli esperti possono ricostruire quanti e quali tipi di strati sono presenti al di sotto del fondale marino”.

Si tratta di analisi utili nel campo di ingegneria civile per la costruzione di ponti o l’installazione di apparati, nell’esplorazione di giacimenti di gas, petrolio e minerari. “Allo stato attuale, le tecnologie sonar richiedono l’utilizzo di grandi navi ed equipaggiamenti costosi – hanno puntualizzato i ricercatori del Dibris – I veicoli autonomi possono anche coordinarsi in base ai dati acquisiti sul campo, rendendo il sistema molto più flessibile. Una esplorazione geotecnica di circa 100 metri x 200 al largo di Sines, in Portogallo, della durata di due ore, ha dimostrato come l’utilizzo di robot marini per le esplorazioni geofisiche e geotecniche sia ormai un risultato molto vicino alla commercializzazione”.

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