In questa lunga emergenza tra le tante cose che ci hanno colpito c’è la straordinaria mobilitazione del mondo del volontariato. Proviamo a capire qualcosa in più con Francesca Ottaviani, rappresentante del Volontariato nel Comitato operativo della Protezione Civile.
Dall’inizio dell’emergenza ogni mattina partecipi alle riunioni del Comitato della Protezione Civile. Raccontaci qualcosa dall’interno di questo comitato operativo: da chi è composto, cosa si decide, qual è il tuo ruolo?
Il comitato operativo è composto dai rappresentanti di tutte le componenti e le strutture operative del sistema di protezione civile (rappresentanti del Dipartimento della Protezione Civile e Vigili del fuoco, Forze armate, Forze di polizia, Croce rossa italiana, strutture del Servizio sanitario nazionale, Organizzazioni nazionali di volontariato, Conferenza unificata Stati Regioni, etc.). Il ruolo di questo tavolo è molto importante: valuta le notizie, i dati e le richieste provenienti dalle zone interessate all’emergenza, definisce le strategie di intervento e coordina in un quadro unitario gli interventi di tutte le amministrazioni ed enti interessati al soccorso. Noi partecipiamo col compito di portare il contributo del volontariato organizzato di protezione civile, secondo le nostre prerogative, alle attività emergenziali. Questa tuttavia è stata ed è tutt’ora una situazione molto particolare. In primo luogo si tratta di una emergenza a carattere sanitario, in cui la macchina organizzativa del sistema di protezione civile è stata “prestata”, se così si può dire, alla gestione delle attività. Inoltre, riguarda e coinvolge, seppure con forme diverse, tutto il territorio nazionale. Anche il ruolo e il lavoro del Comitato è stato quindi diverso da quanto avviene nelle altre emergenze. Ci sono stati, come si può immaginare, momenti molto difficili. In relazione al propagarsi del contagio in alcune realtà territoriali il sistema ha dovuto affrontare la carenza di posti letto in terapia intensiva, la scarsa reperibilità di dispositivi di protezione individuale sul mercato anche internazionale, la complessità di una situazione senza precedenti. In relazione all’impegno del volontariato, poi, l’aspetto più significativo di questa emergenza è che la pandemia ha completamente rotto la dicotomia tra soccorritori e soccorsi. Siamo stati, e siamo tutt’ora, in un contesto in cui tutti possiamo potenzialmente essere colpiti dal contagio, non c’è un luogo della calamità, una comunità colpita verso cui indirizzare la nostra solidarietà come dopo ogni emergenza avviene, non c’è chi è esposto e chi non lo è.
Puoi darci qualche numero sui volontari coinvolti nell’emergenza? Come sono impegnati nel tempo?
Ad oggi, i volontari di protezione civile, sia a livello nazionale che locale, hanno complessivamente prestato circa un milione di giornate/uomo di attività e si stima che nel complesso i volontari singoli coinvolti siano stati circa 250.000. Numeri impressionanti, quindi. Le attività sono state diverse e si sono ovviamente evolute nel corso dell’emergenza. Le associazioni che operano in ambito sanitario, all’inizio dell’emergenza, sono state impegnate a supporto degli uffici frontalieri della sanità marittima e territoriale, negli aeroporti, per le attività di screening attraverso la rilevazione della temperatura ai passeggeri in arrivo. Con il propagarsi del contagio le attività in ambito sanitario sono aumentate: la organizzazioni di volontariato sono state impegnate nei trasferimenti, nell’assistenza alle persone positive o in isolamento fiduciario. Con l’avvio del lockdown il volontariato ha assolto ad una funzione essenziale nell’assistenza a domicilio per la consegna di beni di necessità, farmaci, cibo, etc. I volontari sono stati attivi anche nelle strutture comunali di coordinamento dell’emergenza, i COC, dove hanno contribuito alle attività di coordinamento e tutte le attività di assistenza alla popolazione. Hanno montato ospedali da campo dove è stato necessario, hanno allestito i presidi di pre-triage negli ospedali, ma anche nelle carceri. Hanno avuto incarichi nella logistica, nella distribuzione dei dispositivi di protezione individuale. Dall’inizio della cosiddetta Fase 2 stanno svolgendo anche un presidio informativo presso le stazioni ferroviarie e gli snodi principali del trasporto pubblico urbano nelle grandi città. Insomma di tutto. Le organizzazioni di volontariato hanno coinvolto medici, infermieri, logisti, ma anche gli psicologi e tanti altri volontari, ciascuno con la propria professionalità e competenza.
A parte i volontari della Protezione Civile abbiamo visto in azione tante associazioni del Terzo settore e singoli cittadini che, volontariamente, hanno messo il loro tempo e le loro competenze a disposizione degli altri, in modo gratuito.
Sì. In questa emergenza chi ne ha avuto la possibilità si è mobilitato con straordinaria generosità. Sia le grandi realtà del Terzo settore che le associazioni locali più piccole si sono impegnate, in molto casi in diretta collaborazione con i servizi sociali delle amministrazioni comunali, cercando di sostenere le persone più fragili. Penso che questa capacità di mobilitazione, la possibilità di individuare progetti a sostegno di coloro per i quali la pandemia rappresenta un rischio di totale esclusione sociale sarà fondamentale proprio a partire dalla fase della ripartenza. Non so se sia ancora presto per valutare nel complesso gli effetti della crisi che stiamo vivendo, ma certamente sarà necessario ripensare tanti aspetti della nostra vita e su questo penso che il volontariato, rappresentato dalle diverse anime del Terzo Settore, possa avere un ruolo importante. In questa occasione più che in altre, poi, molte esperienza di partecipazione e solidarietà sul territorio sono partite dalla collaborazione di più associazioni, che hanno messo a disposizione ciascuna le proprie prerogative e competenze. Credo che questa capacità di collaborare e di mettere a sistema progettualità per il territorio sia una risorsa fondamentale per il futuro.
Questa emergenza ha avuto il merito, se si può dire in questa situazione drammatica, di rivalutare il Terzo settore dopo che negli ultimi anni ha subito attacchi pesanti per quanto strumentali. Il mondo del volontariato ha dimostrato di essere un grande patrimonio che ha il nostro Paese. È una risorsa che può essere utilizzata per la ripresa? Per cambiare cosa e a quali condizioni?
Il mondo del volontariato è un patrimonio per il nostro Paese. Questo vale per il volontariato di protezione civile, che è in una condizione particolare in quanto struttura operativa del nostro sistema, ma più in generale per il Terzo Settore a tutti i livelli. Puntare su queste qualità significa costruire un’opportunità di rinascita. Ma al Terzo settore servono risorse e politiche di valorizzazione, che non considerino questa realtà come meramente suppletiva delle lacune istituzionali, ma effettivamente per le qualità che può esprimere in termini di idee, di progettazione, di spazi per l’inclusione sociale e di spazi di partecipazione per i cittadini, sul saper essere motore di innovazione e cambiamento sociale. Per questo motivo sarebbe utile investire in questa direzione per sostenere i comuni e le realtà locali, più che in estemporanee iniziative per reclutare singoli cittadini che su base volontaristica dovrebbero assolvere a compiti delicati, per il quali non è detto siano preparati.
Tu sei anche responsabile del settore Protezione Civile di Legambiente. Molti nostri circoli territorialmente si sono attivati in varie forme per dare una mano nell’emergenza. Ci racconti cosa hanno fatto?
I gruppi che sul territorio già svolgevano attività di protezione civile incardinati nei sistemi regionali sono stati coinvolti fin da subito, come il nostro circolo dei Peloritani di Messina, che ha contribuito alle attività di informazione presso i principali snodi del trasporto pubblico o al contact center rivolto ai cittadini. Il circolo di Agira (EN), comune dichiarato tra l’altro zona rossa, ha svolto un importantissimo presidio di assistenza alla popolazione. Anche a Palermo i volontari di Legambiente sono stati attivi presso il COC. Il Gruppo Volontari per l’ambiente di Matera ha contributo all’assistenza alla popolazione: ad esempio, ha distribuito in accordo con il Comune e con le scuole pc e tablet ai ragazzi che non li possedevano per consentirgli di partecipare alle lezioni a distanza. Si sono mobilitati molti altri circoli che, in collaborazione con gli enti locali o con altre associazioni, hanno contribuito in vario modo alle attività di assistenza. I volontari del Lazio, con Forum del Terzo Settore e Regione, hanno dato vita al progetto Spesa facile, per consegnare a domicilio generi alimentari. Il circolo Appia Sud ha collaborato con il Comune per la consegna dei buoni spesa. In Abruzzo, il circolo di Atessa e quello di Scafa sono stati direttamente coinvolti nelle attività di assistenza alla popolazione attraverso i COC. Sono stati operativi anche i volontari del circolo di Bologna, quelli di Reggio Emilia, che è un nostro storico gruppo di protezione civile. A Ravenna il circolo ha collaborato con la Croce Rossa. Altre realtà territoriali hanno saputo riattualizzare alla luce dell’emergenza esperienze che già conducevano da diversi anni, come il circolo di Corviano (MI) che con Coop porta avanti un progetto per la limitazione degli sprechi e la distribuzione di alimenti a chi ne ha bisogno; o come il circolo di Catania che in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio ha organizzato una raccolta di alimenti da produttori locali, distribuiti a famiglie in difficoltà. Le esperienze sono tante e diverse tra loro, rappresentano tutta la molteplicità e la varietà con cui la nostra associazione opera sul territorio, si stanno anche ampliando e modificando di giorno in giorno e ne dimentico alcune importanti, ma sicuramente saranno raccontate sulla pagina dedicata alle attività dei nostri circoli su #iorestoacasa.