Stando ai dati forniti dal Centro di coordinamento nazionale pile e accumulatori (in sigla Cdcnpa) nel 2016 sono stati immessi sul mercato 24.652.037 pezzi tra pile e accumulatori portatili nuovi. Attraverso i sistemi collettivi e individuali appartenenti al Cdcnpa, il quantitativo di quelli raccolti, ormai esausti, è stato di 9.495.012 kg. Due le principali modalità di trattamento per recuperare materiali e metalli riutilizzabili come mercurio, cadmio, zinco e piombo ed evitare la dispersione di inquinanti: il processo pirometallurgico attraverso le alte temperature della fornace e quello idrometallurgico, con soluzioni acquose.
«Da 30 anni in Italia le batterie al piombo vengono riciclate al 100% – spiega Giancarlo Morandi, presidente del Cobat (Consorzio nazionale raccolta e riciclo) e membro del comitato esecutivo del Cdcnpa – e si producono nuovo piombo, nuova plastica e nuovo acido solforico. Abbiamo invece il problema di riciclare le batterie al litio, già molto diffuse sulle autovetture». Vengono mandate in Belgio e Francia dove ci sono due forni e vengono così recuperati i metalli di perfusione mentre invece il litio brucia.
«È costante in tutto il mondo la ricerca di batterie più performanti e meno costose, di continuo vengono presentati nuovi brevetti. Noi come Cobat abbiamo avviato uno studio con il Consiglio nazionale delle ricerche – prosegue Morandi – e contiamo questa primavera di brevettare un sistema di recupero del litio da queste batterie».
Un ulteriore problema riguarda le altre tipologie di batterie, di cui i cassetti nelle case degli italiani sono pieni. Sono le batterie degli orologi al mercurio, dei vecchi telefonini o quelle inglobate in giocattoli o altri dispositivi che hanno una infinità di applicazioni chimiche. Quando si raccolgono vanno separate per essere avviate al riciclo. Ecco perché è fondamentale cercare gli appositi raccoglitori e non disperderle nell’ambiente. «La stessa Unione europea ha proposto dei traguardi che non sono il 100% dell’immesso al consumo – precisa Morandi – ed essendo piccoli questi prodotti vengono spesso buttati via in modo indifferenziato. È stato posto l’obiettivo del 45%, molto lontano dal 100% delle batterie al piombo». Sarebbe già un bel risultato raggiungerlo.