Le forme del paesaggio ferito

C’è una “maestria lieve”, simile a quella di Paul Klee nel tocco di Tullio Pericoli quando disegna o dipinge paesaggi. È di questa serenità che la città di Ascoli, colpita in modo drammatico dal terremoto del 2016, ha bisogno per riconfigurare uno sguardo sul paesaggio piceno dopo quella catastrofe. Per questo accoglie una grande operazione su Tullio Pericoli, l’artista piceno più emblematico del suo tempo, per dedicare al suo paesaggio non solo una mostra ma un articolato progetto – con incontri, brainstorming ed esplorazioni – che si aprirà al pubblico il 23 marzo. La mostra “Forme del paesaggio” sarà allestita a Palazzo dei Capitani nella piazza del Popolo, fra le più belle d’Italia.
Sarà un viaggio a ritroso nei quasi 50 anni di ricerca artistica che Pericoli ha speso per esplorare il volto mutevole della terra picena. Il focus principale è rivolto al ciclo delle “geologie”, costituito da immagini stratificate e sezioni materiche. Un altro pone in evidenza un diverso trattamento del tema paesaggistico con vedute luminose e lievi – acquerelli, chine e matite su carta – spazi aerei che l’artista concepisce come orizzonti immaginari, memorie di alfabeti, tracce di antiche scritture. Queste nuove morfologie paesaggistiche si avvertono anche nelle opere che rappresentano lo scenario dei colli marchigiani. Significativo, infine, è il focus sulle opere che traggono origine dagli sconvolgimenti paesaggistici dovuti agli eventi sismici: forme dissestate, movimenti tellurici del segno con immagini che restituiscono la drammatica fragilità del paesaggio ferito.

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