La transizione energetica al centro del Premio Innovazione amica dell’ambiente

Start up, piccole e medie imprese, spin off universitari o aziendali possono partecipare al riconoscimento organizzato da 21 anni da Legambiente

L’emergenza climatica va affrontata con urgenza, mettendo in campo tutte le soluzioni possibili e sostenibili per arrivare a decarbonizzare i sistemi produttivi a partire da quello energetico, centrale in termini di emissioni climalteranti. Rimanendo strettamente legati alla produzione e al consumo di energia, si presentano oggi almeno due obiettivi concreti e ambiziosi: installare almeno 7 GW di nuova potenza da fonti rinnovabili ed efficientare almeno trentamila condomini l’anno, con l’obiettivo di raggiungere entro il 2030 almeno il 30% della copertura di energia complessiva da fonti rinnovabili, riducendo le emissioni del 55%. Un obiettivo possibile solo se l’Italia sarà in grado di mettere in gioco conoscenze, capacità e lungimiranza.

Anche per questo, nasce il Premio Innovazione Amica dell’Ambiente, organizzato da 21 anni da Legambiente e quest’anno in partnership con Groupama Assicurazioni, proprio per sostenere, insieme e dalla base, l’innovazione e l’ingegno di cui avrà bisogno il nostro Paese non solo per gestire il cambiamento e la transizione, ma anche per sviluppare sistemi strutturali in grado di portare benefici al sistema energetico, alle famiglie, alle imprese e ai territori. E non solo.

Tra i temi del premio, dedicato a start up, piccole e medie imprese innovative, agli spin off universitari o aziendali quella della transizione energetica, che consentirà alla giuria di studiare e approfondire progetti legati a nuove tecnologie, energie rinnovabili, reti intelligenti, capacità di accumulo, gestione delle risorse limitate, sistemi autosufficienti e efficientamento energetico, insomma progetti in grado di evidenziare la sostenibilità e la qualità negli usi finali dell’energia, in accordo con gli obiettivi dell’agenda Onu 2030. Tutti temi che permetteranno all’Italia, e non solo, di affrontare la transizione energetica prima, e poi la convivenza con un nuovo modello energetico distribuito e basato sulle fonti rinnovabili.

Basti pensare al ruolo che stanno avendo e che possono avere le comunità energetiche, che, ad esempio, attraverso progetti solidali come quello sviluppato a Napoli da Legambiente insieme alla Fondazione Famiglia di Maria è stato in grado di portare innovazione, benefici ambientali e sociali in un quartiere periferico. Ma anche al ruolo delle reti che dovranno avere capacità di scambio bidirezionale, su piccola e larga scala, della gestione energetica. E mille altri settori che si stanno sviluppando in questi anni che aprono non solo a nuovi posti di lavoro, ma anche a importanti benefici economici e sociali.

L’innovazione energetica, infatti, avrà un ruolo centrale nel raggiungimento degli obiettivi climatici. Ma obiettivo ancora più importante è che tutta questa innovazione deve essere messa a servizio anche delle fasce di popolazione più in difficoltà. Perché dimenticarsi di questa parte di famiglie vuol dire non solo avere maggiori difficoltà nel raggiungimento degli obiettivi climatici, ma anche incrementare il disagio e il divario sociale. Rischio che non possiamo certamente permetterci.

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