La transizione ecologica bussa alle porte di Cibus

Una passeggiata tra gli stand della fiera dell’agroalimentare in corso a Parma fino al 3 settembre tra slogan sulla sostenibilità e richiami green, non sempre all’altezza delle intenzioni

La transizione ecologica bussa alle porte di Cibus, la principale fiera italiana dell’agroalimentare (in corso a Parma, quasi duemila aziende presenti, fino al 3 settembre) ma trova un battente socchiuso. Non c’è cosa migliore che fare un giro tra gli stand per vedere quanto corrisponda, nella realtà, la declinazione di slogan come sviluppo sostenibile, agenda 2030, innovazione ambientale, la transizione ecologica appunto. Nei convegni emerge la consapevolezza, tra i rappresentanti di Federalimentare e delle principali aziende di settore, della sfida della sostenibilità. Nelle vetrine degli stand, che mettono in mostra il food, in luci e colori sfavillanti, i richiami green scarseggiano.

Sono tre i fattori su cui si può applicare la sostenibilità nel “food”: il contenuto (il cibo, l’alimento vero e proprio), il processo di lavorazione, il contenitore (l’imballaggio che, per la vendita del prodotto sugli scaffali dei supermercati, è elemento essenziale). Da quanto in mostra a Cibus, dalle parole delle aziende, la sostenibilità si gioca sull’ultimo fattore, il contenitore. In questo senso, ad esempio, La Molisana che ha allestito un eco-stand in legno, con tanto di vaschette per erbe aromatiche, per propagandare il cambio di packaging: abbandono della plastica nelle confezioni con adozione della carta.

Proprio questo passaggio, dalla plastica alla carta, per gli imballaggi è il cambio di paradigma più significativo e non a caso a Cibus sono presenti anche aziende di impiantistica che veicolano la novità: ad esempio Acmi che presenta un nuovo sistema di avvolgimento palette (i bancali con le pile di prodotti inscatolati) con la carta kraft al posto del film in plastica, mentre la Ocme offre anche  l’alternativa di avvolgibile in bioplastica.

La sfida più difficile è commutare la vaschetta dei salumi, e dei formaggi, affettati poiché la carta o i materiali biodegradibili inficiano l’asetticità della conservazione sottovuoto. Ricerca e sperimentazioni sono in corso. A presentare una vaschetta “ecofriendly”, fatta al 75% di carta, è Fumagalli. Rimane una pellicola di plastica, facilmente separabile per la raccolta differenziata. Fumagalli produce salumi ed è tra le poche aziende che controlla direttamente tutta la filiera, dall’allevamento dei maiali al confezionamento dei salumi. Inoltre, da Expo 2015, ha fatto una scelta etica orientata al benessere animale (ad esempio niente taglio della coda ai suini) e, qui a Cibus, è l’unico stand ad evidenziarlo esplicitamente. Altre aziende parmensi mostrano timidamente qualche linea etichettata benessere animale, ma senza troppe informazioni. C’è chi punta su filmati che promuovono l’allevamento semibrado (anche nel caseario, molte immagini di bovini al pascolo, forse non così corrispondenti alla realtà).

Tornando alla pasta e ai prodotti cerealicoli, va citato l’impegno di Barilla per filiere sempre più rispettose dell’ambiente, ad esempio per il grano duro, dove senza infingimenti si punta a coltivazioni che “riducano la chimica” nelle concimazioni. Un tema che, invece, viene evitato da altre aziende di trasformazione dei prodotti agricoli della terra, cereali e vegetali. A parte le ditte di prodotti biologici, che sono una minoranza.

 

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