Marcia civile per Aleppo

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Erano in migliaia alla partenza del 26 dicembre dall’ex aeroporto di Tempelhof, a Berlino. Percorreranno a piedi, in staffetta, le tappe di una marcia lunga 3.600 chilometri in tre mesi. Attraverseranno i confini di Germania, Repubblica Ceca, Austria, Slovenia, Croazia, Serbia, Macedonia, Grecia, Turchia e finalmente Siria, dove raggiungeranno la devastata Aleppo.

L’appello promosso da un piccolo gruppo di semplici cittadini e cittadine, così si definiscono, di diversi paesi europei che credono sia necessario fare qualcosa di concreto per fermare la guerra in Siria. Hanno voluto  lanciare una sfida a se stessi e ai molti che sembrano sopraffatti e impotenti di fronte a quello che sta succedendo in quel paese, e in particolare ad Aleppo. Una marcia per la pace da Berlino ad Aleppo, dunque, percorrendo in senso contrario la rotta dei migranti, un invito esplicito a non dimenticarne il dramma.

Un’azione dal forte contenuto simbolico che rievoca, in parte, alcune esperienze passate di mobilitazione per la pace, come ad esempio quelle che in Italia diedero vita alle marce e alle carovane della pace che raggiunsero Belgrado, Zagabria e una Sarajevo stremata e assediata. Erano le prime esperienze di interventi civili nonviolenti messe in atto, durante la guerra dei Balcani, dal movimento pacifista e nonviolento per costruire una diplomazia dal basso che contribuisse in modo significativo a fermare una guerra che sembrava interminabile.

In un’intervista su Fb una delle promotrici dell’iniziativa, la  giornalista e blogger polacca Anna Alboth: “Non importa per quale paese stiamo camminando. Ciò che conta è unirci da tutti i luoghi pensabili e impensabili, essere uniti per la pace nel mondo e fare la differenza, insieme, e agire come una sola persona! Le persone hanno il potere, il camminare è potente, camminare è potere!”.

 

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