Isola di plastica tra Elba e Corsica, il ritorno del progetto Sauro

Un rifiuto in plastica in un fondale marino

Lunga qualche decina di chilometri è formata dai frammenti di bicchieri, cannucce, bottigliette, scarpe, vestiti: la maggior parte sono ridotti a dimensioni non superiori ai 2 millimetri. E’ dal fiume Arno che arriva la maggiore quantità di materiale che va a comporre l’isola di plastica del Mediterraneo che si trova tra l’arcipelago toscano e la Corsica. A differenza delle Garbage patch del Pacifico, che accoglie 80mila tonnellate di frammenti in un’area grande tre volte la Francia, quella di casa nostra non è stabile: è visibile solo per qualche settimana. In compenso è un male cronico che ciclicamente ricompare. Tutto dipende dalle correnti e dai venti tra Elba e Corsica.

Contro quest’isola di plastica era nato il progetto Sauro, prevedeva l’intervento di una nave in grado di rimuoverla. A rilanciarlo è il presidente della Toscana, Enrico Rossi, che ha contattato il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, e si rivolgerà anche al presidente della Liguria, Giovanni Toti. “Siamo disponibili a utilizzare altri dispositivi, di concerto col ministero dell’Ambiente, la Corsica e la UE. Ci sono altri sistemi su cui intervenire in questa materia, ci vuole convergenza sulla dimensione della spesa” ha spiegato Rossi che aggiunge “Che fine ha fatto il progetto Sauro? Se il progetto è stato accantonato, vogliamo che sia ripreso e riattivato. E ci batteremo perché sia reso operativo”. Dal novembre scorso c’è una interrogazione sulla questione da parte della deputata Rossella Muroni che chiede la stessa cosa al presidente del Consiglio e ai ministri dell’Ambiente e della Difesa ed è ancora in attesa di risposta. Sulla questione è intervenuta nuovamente, con un’interrogazione a risposta immediata in Commissione ambiente della Camera.

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