Insieme ad Alex

di Mao Valpiana e Marzio Marzorati*

SFOGLIA IL SERVIZIOSono passati vent’anni dalla morte di Alex Langer. Sentiamo l’obbligo di testimoniare la sua presenza sulla Terra e di raccontare alcuni passaggi della sua vita che possono parlarci, insegnare e alimentare la speranza di poter cambiare in meglio il mondo. Alex è ancora, nonostante il tempo passato, un’occasione e una possibilità per riflettere su ciò che stiamo facendo e sul continuare in “ciò che era giusto”. Lo sentiamo vicino perché la sua vita è stata aperta e visibile a tutti, il suo pensiero costantemente prossimo all’azione. È difficile pensare Alex lontano dall’agire e dalla relazione con gli altri per scoprire la leva che produce il cambiamento, che genera contraddizioni, che apre una porta. Il suo lavoro è stato quello di costruire ponti nei conflitti che la specie umana genera: contro se stessa nel tentativo continuo di produrre guerra e limitare la pace; contro la natura e le risorse del pianeta convinta che lo sviluppo quantitativo dei beni possa soddisfare la felicità umana.

Questa forza dell’agire ci lascia ancora inquieti, incuriositi, emozionati e ci chiede una responsabilità. È per questo che commemorare la sua morte diventa un esercizio politico, un modo per prendersi cura degli altri, di preoccuparsi del mondo e impegnarsi in prima persona. Era presente in lui una naturale dimestichezza coi principi della nonviolenza. Non a caso nel 1961, a soli 15 anni, scelse come nome per il giornalino scolastico Parola aperta. Lui si è sempre descritto così: un “portatore di speranza”.

Noi non desideriamo parlare della sua morte, che come ha detto Adriano Sofri “basta a se stessa”, ma della sua vita, del suo impegno nell’azione politica e nell’ambientalismo, nel movimento nonviolento, nell’organizzare e alimentare partecipazione e controinformazione. La sua eredità è grande e ricca di relazioni. In ogni dove Alex ha seminato rapporti e cura, ha prestato attenzioni e valorizzato disponibilità. In questi anni la Fondazione a lui dedicata ha recuperato un archivio ricco e messo a disposizione approfondimenti, studi, esperienze. Ha premiato personalità e comunità che si sono spese per la difesa dell’ambiente e per la convivenza. Ha saputo dare pace agli amici rimasti orfani della sua guida e del suo esempio. Per questi motivi con Legambiente abbiamo pensato a un libro che ripercorresse la sua vita, per accompagnare i giovani all’impegno politico e all’azione. Un sorta di “manuale per la politica” in commemorazione dei 70 anni dalla sua nascita (il prossimo 22 febbraio). Ripercorrere l’esperienza di Langer ci permetterà di seguire un itinerario fatto di incontri e relazioni: trent’anni di storia attraverso i luoghi cruciali d’Italia e d’Europa e delle sue contraddizioni sociali e politiche.

La sua formazione giovanile, a scuola dai francescani di Bolzano, e la sua scelta di aderire al cattolicesimo riemergono in ogni passaggio della sua vita. Quelle bibliche ed evangeliche sono state le uniche citazioni che si concesse, per il resto il suo è un pensiero originale che riesce sempre a fare sintesi e rielaborare intuizioni nuove. Alex è stato un fine intellettuale che usava idee e parole per modificare la realtà, per spingere all’azione, per cambiare la politica, per mettere in contatto le persone, per realizzare progetti concreti. Così che anche i suoi scritti migliori, persino quelli della tensione poetica, sono stati partoriti per una finalità precisa, indirizzati a uno scopo sociale.

Era sempre pronto a partire, Alex. Ce lo ricordiamo con qualche borsa o col suo zaino da montagna, un po’ fuori luogo fra le ventiquattrore del Parlamento europeo. È stato pressoché l’unico fra i politici di “successo” ad aver attraversato tutte le cariche restando immune al fascino del potere. Riusciva a stare nella politica senza essere della politica. Anche come intellettuale era atipico: nonostante fosse in grado di improvvisare una relazione su qualsiasi argomento e in qualsiasi lingua europea, si preparava scrupolosamente ogni volta, ci fossero ad ascoltarlo dieci o diecimila persone. Ciò che più colpiva chi entrava in contatto con lui non era la sua intelligenza o la sua cultura ma l’attenzione che sapeva mettere nella qualità dei rapporti. Riusciva a essere “presente al presente”, a dare tutto se stesso anche in un incontro fugace. Persino il suo linguaggio si modellava sull’interlocutore, per annullare ogni distanza e ogni possibile fraintendimento. Ma soprattutto sapeva ascoltare. Sempre attento alle opinioni altrui, sensibile alle cose belle, conviviale, pronto a entrare in comunione con chi gli stava accanto.

Ci interessa capire come Alex alimenta ancora oggi l’ambientalismo. Possiamo trovare alcune risposte nelle attività della campagna da lui lanciata per “Rio 1992”, che voleva far conoscere il dramma ambientale e sociale che stava vivendo l’Amazzonia. Da quell’azione prese avvio anche l’idea per la campagna in occasione delle celebrazioni dei 500 anni dello sbarco degli europei in America, con un’altra sua intuizione: “Dare voce ai conquistati e dare voce agli obiettori di coscienza e disertori nelle file dei conquistatori”. Aveva la capacità di offrire sempre un punto di vista inusuale per comprendere meglio la realtà. La sfida dell’ambientalismo di Alex era legata alla responsabilità comune del limite come opportunità per una libertà condivisa. “Sviluppo? Basta! A tutto c’è un limite” fu il titolo di un convegno sulla necessità di un ambientalismo che mettesse in discussione la crescita illimitata: “Ci troviamo dunque al bivio tra due scelte alternative: tentare di perfezionare e prolungare la via dello sviluppo, cercando di fronteggiare con più raffinate tecniche di dominio della natura e degli uomini le contraddizioni sempre più gravi che emergono (basti pensare all’attuale scontro sul petrolio) o invece tentare di congedarci dalla corsa verso il “più grande, più alto, più forte, più veloce”, chiamata sviluppo per rielaborare gli elementi di una civiltà più moderata (più frugale, forse, più semplice, meno avida) e più tollerabile nel suo impatto verso la natura, verso i settori poveri dell’umanità, verso le future generazioni e verso la stessa ‘biodiversità’ (anche culturale) degli esseri viventi”.

Una sfida che mette al centro il nostro stile di vita, la nostra responsabilità: usare i mezzi pubblici e fare la raccolta differenziata è importante come sostenere la pace e alimentare la convivenza fra i popoli, l’esempio personale ha la stessa forza dell’impegno per i diritti e doveri universali.

*Gli autori, rispettivamente presidente nazionale di Azione Nonviolenta ed esponente di Legambiente, stanno preparando un volume su Alex Langer in uscita durante il prossimo autunno

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