Un Paese che viaggia verso l’economia circolare al 70% delle proprie capacità. È questa l’immagine dell’Italia emersa a fine giugno dalle prime rilevazioni effettuate dall’Osservatorio appalti verdi, costituito da Legambiente in collaborazione con la Fondazione ecosistemi per monitorare il livello di attuazione del Green public procurement (Gpp) e l’applicazione dei Criteri ambientali minimi (Cam) nell’assegnazione di forniture e affidamenti da parte delle amministrazioni pubbliche.
Un’iniziativa già condivisa da diverse aziende impegnate nell’economia circolare, che hanno deciso di sostenere le attività dell’Osservatorio, come la società consortile Ecopneus, Novamont, Eurosintex e Viscolube.
Dalle risposte ai questionari somministrati finora a 1.048 amministrazioni comunali – pescatitra i Comuni Ricicloni – risulta infatti che il 29,38% non applica i Cam in nessuna delle categorie merceologiche indicate dal Gpp. I Cam maggiormente adottati sono relativi alla gestione dei rifiuti (vale per il 27,48% dei Comuni censiti), all’acquisto di carta riciclata (24,42%), al riscaldamento e all’illuminazione (18,51%), alla gestione delle pulizie (18,41%) e alla ristorazione collettiva (15,93%).
Nel confronto tra regioni sorprendono in positivo quelle Sud. Solo il 7,99% dei Comuni meridionali non si è ancora parametrato ai nuovi standard imposti dal Gpp, anche se va precisato che Nord e Centro sono stati più “collaborativi” con l’Osservatorio fornendo un campione più ampio da testare. A livello nazionale il primato resta saldamente in mano alla Sardegna, regione che già dal 2009 si atteneva ai Cam nonostante fossero ancora degli strumenti volontari. Subito dopo c’è il Trentino Alto Adige. Bene anche Puglia e Basilicata, capaci di massimizzare le risorse messe a disposizione dall’Unione Europea per gli acquisti verdi.
«Adesso l’obiettivo dell’Osservatorio – spiega il direttore generale di Legambiente Giorgio Zampetti – è estendere i monitoraggi a tutte le amministrazioni comunali e a tutti quegli enti obbligati a rispettare il Gpp, dai parchi alle scuole fino alle agenzie pubbliche. Vigileremo sulla conduzione delle gare per valutare se e in che misura i Cam vengono considerati vincolanti per l’assegnazione degli appalti. Su alcuni criteri, come l’acquisto di carta riciclata e l’illuminazione, il trend è positivo perché sono strumenti più semplici da applicare. Altri, invece, sono poco conosciuti o più complessi da attuare. Questo è uno degli aspetti su cui dovremo lavorare puntando su formazione e informazione».
I settori in cui gli appalti verdi faticano ad attecchire sono l’edilizia (5,82%), gli arredi per interni (6,10) le apparecchiature elettriche ed elettroniche (9,54%) e l’arredo urbano (9,92%). Difficoltà dovute quasi sempre alla necessità delle amministrazioni di rielaborare i capitolati d’appalto per attenersi ai Cam. L’altro scoglio individuato dall’Osservatorio è la distanza da colmare tra le aziende pubbliche e la mission del Gpp. Ne è convinto Silvano Falocco, direttore della Fondazione ecosistemi. «Molte delle grandi aziende italiane – sottolinea – non si sentono ancora del tutto coinvolte, e invece il loro peso è considerevole. Spesso le amministrazioni pubbliche tendono a non spingere sull’innovazione mantenendo approcci inerziali e conservativi, mentre queste società lo possono fare. Deve essere la politica a chiarire il loro ruolo e qual è il contributo che ci si aspetta da nel percorso di eco-innovazione intrapreso dall’Italia».
Un segnale incoraggiante arriva da Rfi (Rete ferroviaria italiana), la più grande stazione appaltante orientata al green in Italia. «In questa direzione – spiega la presidente Claudia Cattani – va il nuovo concept delle stazioni ferroviarie che punta a migliorarne l’accessibilità, la fruibilità e la sicurezza attraverso l’abbattimento delle barriere architettoniche, il restyling degli spazi e l’efficientamento energetico, con interventi sull’infrastruttura sia fisica che digitale. È inoltre in corso la sostituzione di tutti i sistemi di illuminazione tradizionali con sistemi a led che, anche con l’introduzione di tecnologie di telegestione e telecomando, consentiranno di ottenere un importante risparmio energetico».
Inoltre, ciò che occorre per agevolare il compito dell’Osservatorio è assicurarsi che nelle commissioni di gara ci siano neutralità e competenze necessarie per valutare adeguatamente progetti e prodotti in concorso. Un paletto in più che contribuirà a individuare e bloccare sul nascere tentativi di corruzione. «Altrimenti continuerà a prevalere la logica del ribasso dei prezzi – commenta Stefano Mambretti, market developer waste management di Novamont, azienda che sviluppa bioplastiche e biochemicals – e le aziende che hanno investito in processi certificativi, e sviluppato progetti a basso impatto, non saranno messe nelle condizioni di competere realmente in sede di gara».
Di pari passo dovranno essere implementate le iniziative per formare e informare sui vantaggi e sulle opportunità del Gpp. In tal senso, l’appello rivolto ai privati è di essere sempre più aperti a modelli produttivi sostenibili, orientati al riciclo e al riuso. Aziende come Eurosintex, la prima che in Italia ha introdotto il concetto di “qualità” nelle plastiche di riciclo e di “rintracciabilità” dei materiali riciclati, hanno già tracciato la strada in tempi non sospetti. «La consapevolezza del valore di un prodotto in plastica rigenerata è una delle sfide più grandi alla realizzazione dei principi dell’economia circolare», spiega l’amministratore delegato Annalisa Lazzari.
Sul piatto c’è una fetta della spesa della pubblica amministrazione di oltre 170 miliardi di euro, ma non solo. Un processo come questo, che punta a far muovere nella stessa direzione l’intero sistema-Paese, deve guardare con attenzione anche alla tutela e alla valorizzazione del “capitale umano”. «Le imprese che si stanno impegnando nell’economia circolare e nelle sfide ambientali – conclude Zampetti – quasi sempre affiancano a ciò anche un miglioramento delle condizioni di lavoro. C’è maggiore certificazione dei prodotti e più qualificazione del personale. Prevedere tra gli obblighi di legge un controllo complessivo della filiera agevolerebbe sicuramente le imprese sane».