Il Grand Canyon compie 100 anni

Un'immagine di due escursionisti nel Grand Canyon

Il Grand Canyon, uno dei parchi naturalistici più visitati al mondo, ha festeggiato il 26 febbraio cento anni dalla sua fondazione. Il 26 febbraio del 1919 il presidente Woodrow Wilson designò l’area come parco nazionale degli Stati Uniti. Mentre risale al 1979 la sua classificazione tra i patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Un posto meraviglioso dal punto di vista geologico che, nell’ultimo secolo, ha ispirato poeti, pittori, archeologi e biologi.

Per celebrare questo anniversario è stato consentito l’ingresso gratuito al parco ai visitatori. Per la prima volta autorità federali e rappresentanti delle tribù native hanno fumato insieme il calumet della pace. Inoltre, è stato inaugurato un nuovo centro dedicato all’eredità culturale delle undici tribù indiane che per secoli hanno considerato il Grand Canyon come la loro casa. Per tutto l’anno saranno in programma molti altri eventi tra cui il Grand Canyon Centennial Star Party, organizzato da un team di astronomi in otto notti di giugno. Perché grazie all’assenza di inquinamento luminoso e all’aria pulita, il parco è uno dei luoghi migliori al mondo per osservare il cielo di notte.

La storia del Grand Canyon

Con la firma di Wilson cento anni fa, il Grand Canyon National Park divenne il 14esimo nella giovane rete di parchi nazionali negli Usa. All’epoca la designazione passò inosservata. Erano in pochi a prevedere che la grande gola creata dal fiume Colorado nell’Arizona settentrionale sarebbe diventata un giorno una delle attrazioni naturali più popolari del mondo. Ogni anno il parco accoglie circa sei milioni di visitatori, un quinto dei quali arriva dall’estero.

“Lasciatelo com’è. Non lo potete migliorare. I secoli ci hanno lavorato e l’uomo può solo far danni”, disse il giorno della firma il presidente Wilson preoccupato dell’impatto che lo sviluppo e la conquista del West avrebbero potuto avere sui miliardi di anni di storia codificati nelle rocce del canyon. Un monito, il suo, che deve continuare a valere per i prossimi cento anni di questo patrimonio dell’umanità.

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