Fusione dei ghiacci a ritmi record, dal ’94 persi 28 trilioni di tonnellate

La prima ricerca effettuata con dati satellitari conferma che il fenomeno è ormai in linea con gli scenari più preoccupanti previsti dagli esperti

In 23 anni, dal 1994 al 2017, sono andati persi 28 trilioni di tonnellate di ghiaccio, una quantità equivalente a uno strato di ghiaccio spesso 100 metri ed esteso su tutto il territorio del Regno Unito. A rivelarlo è lo studio Earth’s Ice Imbalance, pubblicato sulla rivista The Cryosphere e condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Leeds attraverso l’analisi dei dati di 23 anni di osservazioni satellitari riguardanti 215.000 ghiacciai di montagna sparsi in tutto il pianeta, le calotte polari in Groenlandia e in Antartide, le banchise di ghiaccio antartico e il ghiaccio marino alla deriva nell’Artico e nell’Oceano Meridionale.

I dati suggeriscono che in tutto il pianeta la fusione dei ghiacci sta accelerando ad un ritmo record, soprattutto in Artico e in Groenlandia. Ormai il tasso è in linea con gli scenari peggiori previsti dall’Intergovernmental Panel on Climate Change, la principale autorità mondiale sul clima.

Si stima che la perdita di ghiaccio nel periodo di studio, dal 1994 al 2017, abbia aumentato il livello del mare di 35 millimetri. Il rischio di inondazioni per le comunità costiere è elevato e ci saranno impatti molto gravi anche sulla fauna caratteristica e sugli habitat naturali coinvolti.

Thomas Slater, primo autore della scoperta e membro del Centre for Polar Observation and Modelling della School of Earth and Environment, fa sapere che “Il tasso di perdita di ghiaccio dalla Terra è aumentato notevolmente negli ultimi tre decenni, da 0,8 trilioni di tonnellate all’anno negli anni ’90 a 1,3 trilioni di tonnellate all’anno entro il 2017”. Poco più della metà (58%) della perdita di ghiaccio proveniva dall’emisfero settentrionale e il resto (42%) dall’emisfero meridionale.

Le maggiori quantità di ghiaccio sono state perse dalle banchise galleggianti nelle regioni polari, aumentando così anche il rischio della perdita di albedo. Il bianco, infatti, riflette maggiormente la radiazione solare nello spazio (effetto albedo) ma quando il ghiaccio marino si scioglie viene sostituito dall’acqua scura, che assorbe più calore, accelerando ulteriormente il riscaldamento. Circa due terzi della perdita di ghiaccio è stata causata dal riscaldamento dell’atmosfera, e circa un terzo dal riscaldamento dei mari.

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