prile/maggio 2019 uro 7,00 MERGENZA CLIMATICA - Le mobilitazioni nel mondo portano l’attenzione sulla crisi del PianetaCONTRIBUTI DI:P. BarnabaS. CavrianiM. CoghettoV. Cogliati DezzaD. D’AngeloL. de SantoliA. DonatiK. EroeI. FaiellaG. FerrucciP. GallinaV. MattaraD. MoserM. PezzagliaA. PoggioS. RugieroE. SaniD. TamburranoM. VarvesiA. ZontaG.B. ZorzoliPOSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - AUT. N° 140002 DEL 05/03/2014 STAMPE IN REGIME LIBERO (AN) BIMESTRALE DI LEGAMBIENTEaprile/maggio 2019 Anno XVII Numero 2 euro 7,00 FOCUS POVERTÀ ENERGETICA: LA MANCANZA D’ENERGIA A CAUSA DELLE CONDIZIONI ECONOMICHE È UN FENOMENO NON BEN DEFINITO INSERTO ELETTRICITÀ FUTURALe mobilitazioni nel mondo portano l’attenzione sulla crisi del PianetaAlexandria Ocasio-Cortez, democratica, è la più giovane donna eletta alla Camera dei Rappresentanti degli Stati UnitiEMERGENZA CLIMATICATRENTANOVE ANNIDI LOTTEPER PROTEGGEREL’AMBIENTEE PROMUOVEREIL TERRITORIOSENZA FERMARCIDAVANTI A NIENTE .Creatività: Unik - Grafica: thesign.bizIscriviti a Legambiente! Con il tuo aiuto porteremo avanti le nostre iniziative in difesa della natura e una piccola, grande, parte di te sarà con noi ogni giorno, permettendoci di fare ancora di più.PER CONTINUAREAD ESSERE NOI,ABBIAMO BISOGNO DI TE.www.legambiente.it/soci Foto: Dietrich Steinmetz4aprile-maggio 2019 sommario aprile/maggio 2019È PROMOSSA DA argomenti5 editoriale Cambiare sistema di Gianni Silvestrini28 analisi Città in movimento di Anna Donati34 studi La città punta a zero di Andrea Poggio38 esperienze Simulare il clima di David Moser42 alimentazione À la carte di Federico Butera45 prospettive Tempi lunghi. Positivi di Stefano Cavriani48 mercato Il contratto è complesso di Emilio Sani58 sistemi energetici di utenza L’utente è attivo di Marco Pezzaglia64 educazione Impronta scolastica di Marina Coghetto, Paola Gallina, Antonio Zonta, Valentina Mattara, Paolo Barnaba, Roberto Cariani109 qualenergia.it Borsa rinnovabile A cura della redazione di Qualenergia.itLa gerenza in questo numero è a pag. 111 rubriche8 Immagini d’energia a cura di Sergio Ferraris 10 Mattioli & Scalia di Gianni Mattioli e Massimo Scalia15 Sostenibilità possibile di Gianfranco Bologna17 Il punto del Cigno a cura di Legambiente19 Controcorrente 2.0 di Agostino Re Rebaudengo21 Lifestyle di Karl-Ludwig Schibel23 Un mondo diverso di Guido Viale25 In movimento di Anna Donati27 Africa sostenibile di Roberto Vigotti110 Aziende news a cura di Sergio Ferraris113 Ecoteca a cura di Sergio Ferraris114 Comunicare l’energia di Sergio Ferraris FOTO: ©SHUTTERSTOCK67 Focus POVERTÀ ENERGETICA68 scenari Poveri d’energia di G.B. Zorzoli72 ricerche Energia anziana di Serena Rugiero e Giuliano Ferrucci78 complessità Scenario di privazione di Vittorio Cogliati Dezza85 politiche europee Europa carente di Dario Tamburrano88 efficienza Privazioni in bolletta di Katiuscia Eroe92 approcci Contrastarla. La povertà di Livio de Santoli101 indagini Un tutor per l’energia di Marina Varvesi105 monitoraggi Misurare la povertà di Ivan Faiella e Luciano LavecchiaERRATA CORRIGENel numero di febbraio/marzo di Qualenergia nella tabella dal titolo Elettrico vs Diesel: spesa “alla pompa” per 100 km, pubblicata a pag 84, sono errate le cifre riguardanti l’auto a combustione. La versione corretta è: auto a combustione consuma 6 litri per 8,7 euro di carburante, 6 euro di tasse, accise e iva.aprile/maggio 20195di Gianni SilvestriniEditorialeCambiare sistemaLe sfide imposte dalle nuove analisi dell’Ipcc stanno facendo breccia nell’opinione pubblica. Ora il clima è all’ordine del giornoScena 1Ogni anno le stime sulle dinamiche dei veicoli elettrici diventano più interessanti. Bloomberg, nel 2017, considerava che la competitività rispetto alle auto convenzionali sarebbe arrivata nel 2026; nove anni dopo, nel 2018, la stima è a sei anni, nel 2024. Oggi si parla del 2022. E, parallelamente, si alzano le valutazioni sulla quota di auto elettriche che circoleranno nel 2025 e nel 2030, con la Norvegia in testa dove, a marzo scorso, la percentuale delle auto vendute elettriche ha toccato il 58%.Scena 2 Nel 1999 era installato nel mondo meno di 1 GW fotovoltaico, lo scorso anno sono stati realizzati più di 100 GW, grazie a una riduzione dell’84% del costo dei moduli rispetto ai valori del 2010. Negli ultimi otto anni gli investimenti mondiali nelle rinnovabili sono oscillati attorno ai 300 miliardi $. Una bella cifra ma la cosa interessante è che nel 2018, a parità di investimenti, la potenza solare ed eolica installata è risultata di 2,4 volte superiore a quella del 2011. Per finire due flash. Uno dalla Germania dove nel mese di marzo le rinnovabili hanno generato il 54% dell’elettricità. Il secondo dal Portogallo dove l’anno scorso le rinnovabili hanno generato il 52% dei kWh.Le scene di questi successi delle “disruptive technologies” potrebbero conti-nuare. È sempre più evidente che queste tecnologie, seppure indispensabili, da sole non bastano. Nell’ultimo biennio le emissioni mondiali di anidride carbonica sono aumentate di 1,1 miliardi di tonnellate, una quantità pari a tre volte la produzione italiana di CO2. E la produzione aggiuntiva delle rinnovabili nel 2018 è riuscita a soddi-sfare meno della metà dell’incremento mondiale della domanda elettrica. Le emis-sioni crescono mentre per non superare l’incremento di 2 °C dovremmo diminuirle arrivando ad azzerarle entro 40-50 anni. Uno scenario che per i Paesi industrializzati comporterà necessariamente uno sforzo maggiore rispetto a quello richiesto a quelli in via di transizione, con una decarbonizzazione da raggiungere entro la metà del secolo, obiettivo stabilito proprio dall’Europa. Naturalmente i tagli sarebbero note-volmente più incisivi se si volesse evitare di superare l’incremento di 1,5 °C. Il futuro è problematico. La ribellione climaticaEcco, è proprio la contraddizione tra la crescita delle emissioni e le indicazioni della comunità scientifica sui rischi della crisi climatica e sui tagli che sarebbero necessari che fa scattare la protesta dei giovani, dagli scioperi studenteschi di Greta Thunberg ai blocchi pacifici di Exctintion Rebellion, al Green New Deal sostenuto da Alexandra Ocasio-Cortez. Tutti con indicazioni radicali, sia sul versante ambientale sia su quello sociale. “Giustizia climatica” è una loro comune richiesta per sottolineare le respon-sabilità di chi ha iniziato il disastro e le ripercussioni che colpiscono maggiormente i più deboli. La proposta statunitense indica una serie di obiettivi tanto ambiziosi da risultare impraticabili, come quello di arrivare entro dieci anni al 100% di elettricità rinnovabile. Proprio queste proposte e le mobilitazioni connesse hanno riaperto il dibattito portando consensi inaspettati. Un sondaggio sui contenuti energetici del Green New Deal ha evidenziato come il 40% dei cittadini statunitensi si dichiari d’accordo con questi scenari e solo il 18% è contrario. Il programma delle giovani e 66aprile/maggio 2019agguerrite rappresentanti al Congresso ha anche una forte valenza sociale, come dimo-stra la proposta di realizzare l’assistenza sanitaria universale. Una cosa è certa: queste “provocazioni” hanno innalzato l’attenzione sulle scelte politiche da adottare e sulla possibilità di avviare una trasformazione ecologica dell’economia.Così Bill De Blasio, sindaco di New York, lo scorso 22 aprile in occasione della gior-nata della Terra, ha lanciato il suo Green New Deal con l’obiettivo di ridurre entro il 2030 del 40% le emissioni della metropoli, concentrandosi sugli incredibili sprechi energetici dei grattacieli di vetro e acciaio. «Se non li riqualificheranno entro la fine del prossimo decennio pagheranno multe milionarie. E in futuro non si potranno più costruire edifici inefficienti», ha detto il sindaco, confortato anche dai risultati della riqualificazione in atto dell’iconico Empire State Building che consentirà di ridurre i consumi del 38%.Un Green New Deal è stato proposto anche dagli ambientalisti per l’Europa con obiettivi netti: zero emissioni entro il 2045, 100% elettricità pulita entro il 2040, un risparmio energetico di almeno il 50% al 2030 dei consumi attuali e l’introduzione di una tassazione socialmente giusta e sostenibile della CO2. Sia in Cina sia in India è forte la discussione su come accelerare le politiche ambientali, la diffusione delle rinnovabili e il decollo dei veicoli elettrici. E c’è chi propone un Green New Deal su scala globale come unica soluzione per vincere la sfida climatica, puntando a un Accordo di Parigi dotato di seri strumenti d’intervento, ipotizzando un gigantesco fondo mondiale alimentato in parte con una tassazione dei grandi gruppi in funzione dei loro profitti.Separare la crescita economica dalle emissioni climalterantiPer evitare i rischi climatici e affrontare le altre criticità ambientali ci si deve porre la seguente domanda: l’attuale sistema economico sarà in grado di evitare una crisi ambien-tale irreversibile? Per capirlo, analizziamo in che modo sta variando il rapporto tra crescita econo-mica ed emissioni. Nell’ultimo decennio negli Stati Uniti e in Europa si è avuto un disac-coppiamento assoluto con un’economia in crescita e la produzione di CO2 in calo mentre in altri Paesi si è riscontrato un disaccoppiamento relativo, nel senso che le emissioni sono cresciute meno del Pil. La situazione complessiva non è rosea. Infatti, mentre tra il 1960 e il 2000 l’economia globale si è decarbonizzata a un tasso annuo dell’1,28%, in questo scorcio di secolo il trend ha subìto una decelerazione.Non siamo sulla strada giusta. La crisi climatica, oltre a richiedere un “decoupling” assoluto, un disaccoppiamento raggiunto da pochi, impone la questione tempo. Occorre un’accelerazione. Analizziamo gli scenari elaborati dall’Ipcc per capire quali strumenti e politiche possiamo attivare. La larga maggioranza delle modellizzazioni effettuate per verificare la possibilità di stare sotto i 2 °C prevede l’impiego di Beccs, cioè della coltiva-zione di foreste con successiva combustione della biomassa e cattura della CO2. Una solu-zione controversa e costosa che prevede la forestazione di superfici enormi e la realizza-zione di migliaia di impianti di combustione connessi a centri di iniezione dell’anidride carbonica nel sottosuolo.D’altra parte, senza l’impiego dei Beccs le emissioni globali dovrebbero ridursi del 4% l’anno per restare sotto i 2 °C e del 6,8% per non superare 1,5 °C. Una dinamica impraticabile senza una riduzione significativa dei consumi di energia. Un percorso di questo tipo è stato analizzato in uno scenario denominato Led (Low Energy Demand) inserito nell’ultimo rapporto Ipcc. Questo modello ipotizza una riduzione del 40% della domanda di energia al 2050 ed un declino del 20% del consumo di materie prime, risultati ottenibili grazie a un processo di dematerializzazione dello sviluppo favorito dall’espansione delle soluzioni di sharing e da un miglioramento dell’ef-Editorialeaprile/maggio 20197ficienza nell’uso dei materiali. Se questo scenario è spinto, va detto che il contenimento dei consumi energetici svolge un ruolo centrale in tutti gli scenari di decarbonizzazione. Ridurre la domanda di energia su scala globale non è semplice, tanto più alla presenza di una dinamica che porterà nei prossimi trent’anni a un aumento di 2.3 miliardi abitanti. Un recente Rapporto sull’efficienza energetica di Iea stima che, con un raddoppia-mento del Pil mondiale al 2040, anche con politiche molto incisive i consumi energetici rimarrebbero più alti degli attuali livelli (+7%). Va però evidenziato come lo studio, mentre tratta in dettaglio tutte le opzioni per migliorare l’efficienza nei vari comparti, sfiora soltanto il ruolo dei cambiamenti comportamentali e non parla, ovviamente, di una rivi-sitazione del modello di sviluppo. In questo senso è interessante l’obiettivo della Svizzera di tagliare di due terzi i consumi pro capite al 2100 abbinando politiche sull’efficienza e modifiche agli stili di vita. Questa decisione del governo, ratificata da un referendum, ci riporta ai movimenti di questi giorni. Greta viaggia in treno, è vegana, e oltre ad accusare l’inettitudine dei governi sottolinea l‘importanza dei comportamenti individuali. Larga parte delle emissioni dipendono dalle nostre scelte, dagli acquisti che facciamo, da cosa mangiamo, da come ci spostiamo ed è fondamentale, anche se non semplice, riuscire a metterli in discussione.«I ragazzi che scendono in piazza per il clima sono i veri adulti. Noi adulti invece ci stiamo comportando come bambini», ha dichiarato William Nordhaus, premio Nobel 2018 per l’economia. Exctintion Rebellion evidenzia la necessità di adottare incisive e crea-tive forme di lotta non violenta per dare la sveglia ai politici.Il Green New Deal di Alexan-dra Ocasio-Cortez negli USA, indica politiche avanzate e smuove l’opi-nione pubblica. Che cosa accomuna queste mobilitazioni, queste propo-ste ambiziosissime? Certo la consapevolezza dei rischi cui andiamo incontro, ma anche l’attenzione sulla variabile “tempo”. Infatti, non c’è più tempo. Non sono più in pericolo soltanto le generazioni future. I giovani capiscono che è la qualità della loro stessa vita a essere in gioco. L’aspetto interessante è che questi movimenti iniziano a incidere.Così se a Dubai l’anno prossimo sarà inaugurata la follia di un grattacielo con una pista da sci di 1,2 km a New York si combatte l’edilizia affamata di energia. E, se l’Eni è stata la prima compagnia a trivellare nell’Artico, in Norvegia sono proibite le esplorazioni nei pressi delle isole Lofoten. Il Regno Unito e l’Irlanda hanno votato una mozione per dichiarare “lo stato di emergenza climatica”, una scelta anche di diverse città. Perché deve essere chiaro che per battere la crisi climatica, alla fine, sarà deci-sivo il ruolo delle istituzioni, dei governi. Andrà rivisitata la fiscalità per ridurre le dise-guaglianze e per colpire i fossili. Si tratta di rimettere in discussione l’attuale sistema economico trovando stimoli e regole che consentano di dare maggiore importanza alla prosperità dei cittadini, piuttosto che sull’unico parametro della crescita. Proprio come recita uno slogan che risuona spesso nelle manifestazioni di queste settimane: «System change not climate change». 88aprile/maggio 2019Immaginid’energiaa cura di Sergio Ferrarisaprile/maggio 20199Ribellarsi all’estinzioneLa reazione all’inazione dei governi sui cambiamenti climati-ci sta crescendo. Oltre ai Fridays For Future (FFF) lanciati da Greta Thunberg, che da diversi mesi sta attivando un movi-mento che ha al centro giovani e giovanissimi, il movimento Extinction Rebellion (XR) ha preso piede in diversi Paesi, a partire dal Regno Unito, con azioni di disobbedienza civile di massa che hanno portato a un migliaio di arresti. Lo scorso 25 aprile diverse centinaia di attivisti hanno invaso la City – il distretto finanziario tra i più importanti del Pianeta - per protestare. Un gruppo di tredici persone si è “incollato” alla Bor-sa di Londra impedendo l’accesso agli impiegati, protestan-do contro le responsabilità della finanza e con slogan come “emergenza climatica”, “dite la verità”, “non potete mangiare il denaro”. Il 19 aprile a Parigi, una simile azione, con duemila attivisti, ha bloccato le sedi della Banca Société Général, dell’a-zienda elettrica Edf, del gigante petrolifero Total e del mini-stero della Transizione Ecologica, questa volta organizzata da Greenpeace, Friends of The Earth, Anv-Cop 21, e l’attiva parte-cipazione sia di 350.org sia di XR.Se le reazioni nei confronti di Greta sono quasi tutte generalmente positive – con inviti istituzionali come quello tenutosi al Senato lo scorso 18 aprile – nei confronti di XR – movimento che mostra certo una maggiore conflittualità - sono di irritazione, ma con importanti eccezioni: una lettera al Times di sostegno a XR da parte di 21 industriali – tra cui l’ex Ad di Unilever Paul Polman e Jeremy Leggett fondatore di Solarcentury – e l’appoggio del Labour Party in Parlamento, dove il ministro ombra per l’energia Barry Gardiner ha pa-ragonato XR ai movimenti Anti-Apartheid e alle suffragette per i diritti delle donne e l’ex leader Ed Miliband chiede al governo di dichiarare l’emergenza climatica e di approvare un “green new deal”. In Italia, dove FFF ha già esordito in modo ben visibile, un “governo del cambiamento” rimane del tutto in continuità con il passato: frenare le rinnovabili e proteggere il mercato del gas rimangono le priorità per governo e sindacati. XR si presenterà presto anche in Italia.Giuseppe Onufriodirettore di Greenpeace ItaliaUn arresto di una militante di Extinction Rebellion durante una manifestazione a Oxford Circus a Londra, il 16 aprile 2019.Cortesia: Extinction Rebellion, TheLightscape.Next >