Emissioni gas serra, Ispra: nel 2021 aumento dello 0,3%

La causa è connessa direttamente alla ripresa delle attività economiche dopo i lunghi periodi di lockdown. Intanto a maggio nel pianeta la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera ha registrato il valore medio record di 419 parti per milione 

Secondo le stime diffuse il 9 giugno dall’Ispra, nel 2021 in Italia è previsto un aumento dello 0,3% di emissioni di gas serra rispetto al 2020, a fronte di una previsione di incremento del Pil dell’1,9%. Per l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale la causa di questo incremento è connessa direttamente alla “ripresa delle attività economiche”. La stima è infatti dovuta alla riduzione delle emissioni per la produzione di energia elettrica (meno 1,4%), all’incremento della produzione idroelettrica a fronte di un aumento della domanda di energia e alla riduzione dei consumi energetici nei trasporti (meno 0,9%), e all’incremento delle emissioni negli altri settori come nell’industria (più 2,7%) e nel riscaldamento (più 1,5%).

Ispra conferma “il disaccoppiamento tra emissioni e tendenza dell’indice economico” e sottolinea che questo “andamento conferma la necessità di modifiche strutturali, tecnologiche e comportamentali che riducano al minimo le emissioni di gas serra nel medio e lungo periodo”.

La stima dell’Ispra è dovuta alla riduzione delle emissioni per la produzione di energia elettrica (meno 1,4%), all’incremento della produzione idroelettrica a fronte di un aumento della domanda di energia e alla riduzione dei consumi energetici nei trasporti (meno 0,9%), e all’incremento delle emissioni negli altri settori come nell’industria (più 2,7%) e nel riscaldamento (più 1,5%)

Nel mondo aumenta la quantità di anidride carbonica

Quello italiano è un trend in linea con quanto sta accadendo nel resto del pianeta. Nel maggio di quest’anno la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera ha registrato il valore medio di 419 parti per milione (ppm). Nello stesso mese dello scorso anno era stato di 417 ppm. Si tratta del valore il più alto mai segnato in 63 anni, vale a dire da quando nel 1958 sono cominciate le osservazioni scientifiche. A comunicarlo è stata il 9 giugno sono stati la Noaa, l’agenzia meteorologica e climatica statunitense, e l’Istituto Scripps di Oceanografia di San Diego, in California. La rilevazione è stata effettuata all’Osservatorio di Mauna Loa alle Hawaai.

Secondo la Noaa, queste misurazioni mostrano un aumento di 2,3 ppm sugli stessi mesi del 2020, vicino all’incremento medio annuale dal 2010 al 2019. “Stiamo aggiungendo grosso modo 40 miliardi di tonnellate di CO2 all’atmosfera ogni anno – ha spiegato il ricercatore della Nooa Pieter Tans -. È una montagna di carbonio che tiriamo fuori dalla Terra, bruciamo e rilasciamo in atmosfera come CO2, anno dopo anno. Se vogliamo evitare un cambiamento climatico catastrofico, la massima priorità deve essere ridurre a zero l’inquinamento da CO2 al più presto possibile”.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

SOSTIENI IL MENSILE

Articoli correlati

SEGUICI SUI SOCIAL

GLI ULTIMI ARTICOLI

Gli ultimi articoli