Emergenza profughi Grecia-Turchia, il presidio a Roma

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Oggi pomeriggio a Roma, alle 17 in piazza SS. Apostoli nei pressi della rappresentanza dell’Ue in Italia, è in programma un presidio/flashmob per protestare contro quanto sta accadendo al confine tra Grecia e Turchia, organizzato dalla piattaforma Tavolo Asilo e dai soggetti aderenti alla campagna #ioaccolgo e a cui aderisce anche Legambiente

A seguito dei combattimenti tra esercito turco e siriano nella provincia di Idlib, più di 80mila rifugiati in Turchia stanno premendo alle frontiere dell’Europa. Da giorni gli attivisti, le ong e i migranti bloccati in Grecia stanno denunciando le condizione disumane nelle isole e nei campi lager. Una situazione tragica collegata direttamente ai ripetuti ricatta a cui il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sta sottoponendo l’Europa per chiedere nuovi aiuti economici in cambio del contenimento di nuove ondate di profughi in fuga dal conflitto siriano.

“La scelta fatta da tutti gli Stati dell’Unione europea di sottoscrivere un accordo con il governo turco nel 2016 al fine di scaricare sulla Turchia l’onere dell’accoglienza dei profughi in gran parte provenienti da Siria, Afghanistan e Iraq, erogando ogni anno al governo turco, come contropartita, enormi finanziamenti tratti dai bilanci nazionali, non è stata soltanto sbagliata, ma anche contro producente – si legge nel comunicato diramato dalle associazioni aderenti all’iniziativa – Si è infatti fornita al presidente turco un’arma di ricatto efficacissima: milioni di persone che potrebbero tentare di arrivare in Europa se il regime decidesse di aprire le frontiere, come paventa anche in questi giorni per ottenere sempre più risorse”. “Non si può restare inerti davanti alla cancellazione della civiltà giuridica dell’Europa – prosegue il comunicato – L’Unione Europea intervenga subito ai sensi di quanto prevede il Trattato sul funzionamento dell’Unione (art. 78.3) attuando un piano di ricollocazione straordinario e urgente dei richiedenti asilo che giungono in Grecia e Bulgaria per sottrarre alla violenza e all’arbitrio le decine di migliaia di esseri umani che hanno diritto ad essere accolti e a chiedere asilo in Europa. Il Piano deve prevedere quote adeguate e va attuato con procedure celeri e senza l’applicazione di requisiti legati alla nazionalità al fine di evitare irragionevoli discriminazioni e determinarne il fallimento, come purtroppo già è avvenuto nel 2015 con le misure allora assunte a favore di Grecia e Italia e rimaste quasi del tutto inattuate”.

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