È cambiato il governo, non le sfide da affrontare per risolvere le crisi di questo nuovo millennio. E neanche quelle irrisolte del secolo scorso. Fra queste la gestione dei rifiuti radioattivi, ai quali dedichiamo la storia di copertina curata da Fabio Dessì. Con la pubblicazione il 5 gennaio della Carta nazionale dei siti potenzialmente idonei a ospitare il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi si è aperta una fase nuova su un tema delicato: sapremo condurre un confronto chiaro, trasparente e responsabile per scegliere il luogo in cui ospitare in sicurezza questi rifiuti? Noi auspichiamo di sì, per la salute della nostra democrazia e per garantire la sicurezza dei cittadini da anni minacciata dalla presenza di queste scorie in siti gestiti a volte con sciatteria. Come suggerisce nell’illustrazione di copertina Pierluigi Longo, è l’occasione per lasciarci alle spalle una stagione di grandi rischi. Il decimo anniversario dell’incidente di Fukushima ci ricorda, se ce ne fosse ancora bisogno, che l’energia atomica è ormai un dinosauro in via d’estinzione.
“Solo le scelte del governo diranno se le politiche ambientali diventeranno centrali”
– Francesco Loiacono
La nascita del ministero per la Transizione ecologica è una buona notizia. Ma saranno solo le scelte e gli atti del neo ministro Roberto Cingolani, e dell’intero governo, a dire se le politiche ambientali diventeranno davvero centrali nel Paese. Se davvero destineremo le migliori risorse economiche e umane a programmi utili ad affrontare la crisi climatica, bonificare i siti inquinati, migliorare la qualità dell’aria e tutelare la biodiversità. La curiosità morbosa manifestata dai mass media nei giorni della nascita del governo Draghi farebbe pensare che la locuzione “transizione ecologica” sia un neologismo. Non è così. Da tanto tempo ambientalisti e operatori della green economy ne parlano e la chiedono a gran voce. Ecco perché, per fare in modo che sia vera transizione, è il momento di andare oltre e trasformarci. Non potremo produrre più energia da fonti rinnovabili senza cambiare alcuni paesaggi della Penisola, non potremo ripulire l’aria che respiriamo senza cambiare mezzi di trasporto, abitudini e spazi delle nostre città.
La scadenza per il Piano nazionale di ripresa e resilienza si avvicina e il 2030, con i suoi obiettivi climatici da raggiungere, è dietro l’angolo. E allora dobbiamo trasformarci in fretta, con l’aiuto dei giovani, che una volta liberi dalla pandemia avranno la voglia, e il diritto, di ripopolare il presente. E il futuro.
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