Dopo il via libera del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte alla Tap, i movimenti ambientalisti sono pronti a dare battaglia. Non solo quelli pugliesi contrari al gasdotto, ma anche le realtà nazionali che si sono battute in questi anni contro le trivelle. Secondo il Portavoce del Coordinamento Nazionale No Triv, Francesco Masi, “le scelte di politica climatica ed energetica dell’attuale esecutivo sono in perfetta sintonia e continuità rispetto a quelle dei governi che lo hanno preceduto. Le prove? Eccole: Ilva2, Tap, Terzo Valico, Smaltimento fanghi tossici/velenosi della ricostruzione del Ponte Morandi a Genova. In questo momento così drammatico, Il Coordinamento No Triv è al fianco del Movimento No Tap”.
I No Triv sottolineano come la più volte promessa analisi costi-benefici dell’opera non abbia mai visto la luce. Ieri il Ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, opponeva il rischio di penali insostenibili qualora si fosse negato il visto al Tap. Ma secondo i movimenti le conseguenze di un eventuale “no” sono note da tempo: “Di sicuro fin dal 5 dicembre 2013 – si legge in una nota – quando il Parlamento approvò il Trattato di ratifica dell’Accordo siglato tra l’Albania, la Grecia e la Repubblica Italiana. Ciò malgrado la forza politica parlamentare oggi di maggior peso ha fatto di “no Tap” una delle leve della sua campagna elettorale rinunciando poi a far valere le sue ragioni, soccombendo di fatto al suo alleato”.
“Il Governo non si cura della catastrofe climatica cui rischiamo di andare incontro – afferma Enrico Gagliano, cofondatore del Coordinamento – Visti i 10 miliardi metri cubi per anno la capacità iniziale del gasdotto, espandibile a 20 miliardi in un futuro non precisato, la scelta a favore di Tap va nella direzione esattamente opposta e lega il nostro Paese ed anche l’Europa ad un futuro fossile” .
Dopo la giravolta del governo, ora il Coordinamento No Triv teme che le prossime promesse disattese saranno quelle sul petrolio: “Il Ministro Di Maio – spiega la nota – nei giorni scorsi si è visto recapitare il ‘Pacchetto Volontà’ dei No Triv, che contiene proposte precise, tra cui anche una moratoria per porre fine al Far West in atto da anni nel settore della ricerca, dell’estrazione, dello stoccaggio e del trasporto di gas e petrolio”.
Intanto sul tavolo del Mise ci sono 104 fascicoli scottanti, denunciano i No Triv: 8 istanze di permesso di prospezione in mare con la famigerata tecnica dell’air-gun; 52 istanze di permesso di ricerca di gas e petrolio su terraferma; 28 istanze di permesso di ricerca in mare; 6 istanze di concessioni di coltivazione su terraferma; 4 istanze di concessione di coltivazione in mare; 4 istanze di riattribuzione di giacimenti marginali e 2 istanze di concessioni di stoccaggio. Oltre a tutte quelle di proroga di titoli già esistenti.
Cosa ha intenzione di farne il Ministro Di Maio?