La “Dichiarazione sui diritti e le responsabilità degli individui, dei gruppi e delle istituzioni sociali per promuovere e proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali universalmente riconosciuti”, nota come “Dichiarazione sui difensori dei diritti umani”, venne adottata il 9 dicembre 1998 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Un ventennale che ricorre quest’anno, riportando l’attenzione sulle conquiste di questa carta, alla luce di una battaglia ancora in corso per il pieno riconoscimento dei diritti umani nel mondo.
Non si tratta di un trattato ufficiale, ma di un traguardo che ha segnato il riconoscimento di alcuni principi: il diritto di essere informati riguardo alle libertà fondamentali e ai diritti umani; la protezione sia degli individui sia delle associazioni che protestano contro le violazioni dei diritti umani; la promozione e la protezione, attraverso mezzi pacifici, dei diritti e delle libertà fondamentali.
Ai difensori dei diritti umani è andato, recentemente, un ringraziamento speciale da parte del segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, che ha affermato: “Ricordo agli Stati membri la responsabilità di assicurare che i difensori dei diritti umani possano operare senza paura né intimidazioni”. Purtroppo, come raccontano con le loro testimonianze leader dei movimenti indigeni e associazioni impegnate nel mondo, la realtà è molto diversa. E il prezzo che pagano le persone impegnate a difendere questi diritti è spesso il più alto possibile: quello della vita.