Secondo una recente pubblicazione dell’Agenzia europea dell’ambiente, gli impatti chiave che i cambiamenti climatici avranno sull’Europa riguardano l’aumento di siccità, forti piogge e inondazioni. Il prossimo decennio sarà cruciale per contrastare la crisi climatica e proteggere l’ambiente. In questo scenario l’acqua assume un ruolo strategico e prioritario, da tutelare, preservare e garantire per tutti i suoi usi.
In particolar modo i fiumi, con la loro funzione di raccordo naturale fra le alte montagne e il mare, sono al centro della sfida come racconta il nostro mensile in queste pagine. In base ai monitoraggi eseguiti per la direttiva quadro “Acque”, lo stato attuale dei corpi idrici italiani vede solo il 43% dei 7.494 fiumi in “buono o elevato stato ecologico”, il 41% è al di sotto dell’obiettivo di qualità previsto e ben il 16% non è neanche stato classificato. Lo stato chimico non è buono per il 7% dei fiumi. Capire, dallo stato ecologico assegnato o dal tipo di inquinamento identificato, le misure necessarie per il mantenimento o il ripristino della buona qualità di un corpo idrico, rappresenta un cambio radicale di paradigma, che mette l’acqua al centro delle politiche da adottare.
Il Green deal presentato dalla Commissione europea sembra andare in questa direzione grazie al piano di azione “Inquinamento zero”. Per raggiungere nello specifico il traguardo “acqua pulita”, le priorità d’azione riguardano la salvaguardia della biodiversità in laghi, fiumi e acque dolci e la riduzione dell’inquinamento da nutrienti, microplastiche, farmaci e contaminanti emergenti, che stanno diventando un problema globale come il cambiamento climatico. Una parte importante delle ingenti risorse che arriveranno al nostro Paese deve finanziare il Green deal italiano, recuperando i ritardi infrastrutturali e gli interventi per rimetterci nella direzione delle direttive comunitarie: dall’adeguamento ed efficientamento degli impianti di depurazione, della rete fognaria e acquedottistica agli interventi di adattamento e riduzione del rischio idrogeologico, passando alla bonifica dei siti inquinati. Per far questo, però, la direttiva quadro “Acque”, sotto revisione degli Stati membri in questi mesi, deve essere supportata e rafforzata mantenendo ambiziosi gli obiettivi fissati originariamente. Il tentativo di indebolimento con ulteriore slittamento dei termini per il raggiungimento della buona qualità ecologica e chimica dei corpi idrici non deve avvenire.