Dal 1 gennaio 2019 stop ai cotton fioc non biodegradabili

L'immagine di un cavalluccio marino che trascina un cotton fioc

Dal primo gennaio 2019 i cotton fioc in plastica e non biodegradabili non verranno più prodotti né messi in commercio. Al loro posto ci saranno solo quelli realizzati con materiale biodegradabile e compostabili, con l’indicazione sulla confezione del loro corretto smaltimento e il divieto esplicito a gettarli nei servizi igienici e negli scarichi.  Lo prevede l’emendamento introdotto nella legge di Bilancio per il 2018 e firmato da Ermete Realacci, allora presidente della Commissione Ambiente della Camera, attualmente presidente dell’associazione Symbola.

La stessa norma prevede lo stop, ma a partire dal primo gennaio del 2020, al commercio dei prodotti cosmetici da risciacquo ad azione esfoliante o detergente contenenti microplastiche, ovvero particelle di plastica di misura uguale o inferiore a 5 millimetri.

Per le violazioni al divieto sulle microplastiche sono previsti controlli e sanzioni pecuniarie dai 2.500 fino a 100mila euro e, in caso di recidiva, alla sospensione dell’attività produttiva di almeno un anno.

”In entrambi i casi siamo il primo Paese al mondo. Su questa partita è stata importante sia la crescita di sensibilità dell’opinione pubblica sia l’azione delle associazioni ambientaliste in particolar modo Marevivo e Legambiente che avevano appoggiato questo provvedimento”, spiega Realacci per il quale si tratta di una battaglia necessaria dal momento che ”i cotton fioc sono tra i rifiuti che più si trovano sulle spiagge e le microplastiche, prodotte anche dalla degradazione delle plastiche disperse in mare, sono una delle cose più insidiose”.

Oltre a rappresentare un primato sul fronte ambientale, secondo Realacci questo provvedimento può diventare un fattore di competitività per le imprese italiane. ”Questa norma che nasce con chiaro intento ambientale contro il marine litter e che rende l’Italia leader mondiale in questa battaglia ha anche il risultato di rendere più competitive le nostre imprese – prosegue – perché se l’Italia vieta le microplastiche nei cosmetici lo deve fare il mondo dal momento che l’Italia è leader mondiale nella produzione di cosmetici, il 55% del make up del mondo è fabbricato in Italia. Se noi le eliminiamo, tutti lo devono fare”.

”L’altro grande filone che c’è è quello della chimica verde – conclude Realacci – Sul fronte della plastica, oltre all’azione che va fatta per limitare l”usa e getta’ e per recuperare le plastiche immesse al consumo, e qui abbiamo per la raccolta differenziata un’Italia a velocità diverse, dal punto di vista tecnologico la frontiera è la chimica verde, cioè una chimica di origine vegetale e biodegradabile. Siamo messi bene sia come esperienze sia come brevetti, dobbiamo aiutarci come struttura industriale”.

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