Coronavirus, diario dall’isolamento: quarantaduesimo giorno

VolontariatoDiario dall’isolamento, quarantaduesimo giorno (-13). L’avvicinarsi di due date importanti, la giornata mondiale della Terra di domani e la festa della Liberazione del 25 aprile, mi ha spinto a riflettere su come la cultura politica del nostro Paese a cui sono, per radici personali e valori, più vicino (democratica, solidale, ambientalista) sta affrontando l’emergenza coronavirus. Perché c’è qualcosa che non mi torna. Sono troppi gli appelli che a quei valori si ispirano, ultimo quello lanciato ieri dal Forum del Terzo settore con l’hastag #nonfermateci, caduti finora nel vuoto.

Ho pensato di essermi distratto. E che al governo ci fossero i rappresentanti di quell’altra cultura, a leggere i sondaggi ancora maggioritaria nel nostro Paese, contraria alla richiesta di regolarizzare i lavoratori migranti sfruttati nei campi ma senza permessi di soggiorno; intrinsecamente ostile nei confronti dell’associazionismo e della cooperazione sociale; animata dai furori della deregulation e del libero mercato; più vicina al negazionismo climatico di Trump che al Green new deal europeo. Le interviste concesse a piene mani dai ministri del governo verso il quale nutro, politicamente parlando, maggiori simpatie dovrebbero tranquillizzarmi. Ma sono, purtroppo, i fatti, soprattutto quelli che non accadono a insinuarmi il dubbio che esista un problema, profondo, di cultura politica nel nostro Paese.

Non basta crederci in quei valori e neppure predicarli. Servono competenze, radici profonde nella società, visione del futuro. Coraggio nelle scelte e coerenza, quando si ha il potere di incidere davvero nella realtà in cui viviamo, complessa e resa drammaticamente ancora più difficile dal coronavirus.

Gli appelli per regolarizzare i lavoratori migranti, lanciati quasi un mese fa da associazioni e sindacati, l’allarme del Forum disuguaglianze sulle povertà dimenticate, quello di Legambiente sul rischio di arricchire, con i soldi dello Stato, ecomafiosi ed ecocriminali, il grido di aiuto del Terzo settore, insomma l’infinita serie di post che leggo e rilancio ogni giorno su facebook non avrebbero dovuto esserci nella mia bacheca.

Avrei dovuto trovarci un Salvini urlante, più di quanto non faccia, sulla “sinistra che dà lavoro agli immigrati”, piuttosto che una Meloni con gli occhi di fuori per “i soldi regalati agli amichetti del Terzo settore”. E invece parteciperò anche io domani all’Earth Day e canterò il 25 aprile “Bella ciao” affacciato dal mio balcone con questo dubbio irrisolto: ma chi mi governa oggi e che dichiara di condividere i miei stessi valori, ha la cultura politica necessaria o, almeno, l’umiltà di ascoltare e recepire gli appelli di chi prova a tradurli in pratica, faticosamente, ogni giorno? (nella foto: Liu Xiaodong, Things aren’t as bad as they could be, 2017, courtesy Liu Xiaodong e Massimo De Carlo, finestrasullarte.info) #quellocolbongo

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