Coltivare alternative ai veleni

trattamento con pesticidi

Un approccio trasversale al tema dei pesticidi non può prescindere dalla considerazione delle ricadute negative che il loro massiccio impiego ha determinato e continua a determinare sull’ambiente e salute. Per lungo tempo il ricorso ai pesticidi è stato promosso a scapito di pratiche agronomiche ad elevato grado di sostenibilità ambientale e che mettono al centro del processo produttivo il ripristino del suolo, un freno alla perdita di biodiversità e la valorizzazione del territorio, coniugando qualità ambientale con quella di prodotto.

I dati del rapporto Ispra “Pesticidi nelle acque”, presentato il 10 maggio a Roma, mettono in luce una situazione sempre più preoccupante che contribuisce in maniera determinate all’inquinamento che ancora oggi grava su fiumi, laghi e falde e, in senso più ampio, sulla biodiversità. Ispra restituisce un quadro complesso con una contaminazione del 67% dei punti monitorati nelle acque superficiali e di un terzo di quelle sotterrane, a conferma che la strada della sostenibilità è ancora lunga da percorrere, nonostante la crescita esponenziale dell’agricoltura biologica e di pratiche agricole, basate sui criteri dell’agroecologia, che stanno dando un contributo notevole alla riduzione dei fitofarmaci, alla tutela della biodiversità e alla salute dei suoli.

La definizione di un sistema di norme in materia e l’adozione del Piano d’azione nazionale sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (Pan) hanno contribuito a rafforzare l’attenzione pubblica sull’impatto ambientale di queste sostanze, ma l’assenza di obiettivi chiari di riduzione e la manca applicazione di direttive per la tutela delle acque non ha, almeno fino ad oggi, portato alla reale diminuzione della loro presenza nelle acque, nelle aree protette e nei siti Natura 2000. È quindi necessario invertire questa tendenza e, nell’attuale fase di revisione del Pan, intervenire su questi aspetti critici, stabilendo e applicando misure che possano favorire una reale diminuzione del rischio. Purtroppo la stessa Politica agricola comunitaria non sembra accompagnare questo necessario cambiamento di rotta, vista l’ipotesi di riduzione dei fondi europei destinati allo sviluppo rurale nel periodo di programmazione post 2020.

Negli ultimi decenni l’uso di composti e formulati di sintesi è cresciuto per rispondere alla necessità di incrementare la produzione agricola e gli standard qualitativi. Ma questi indirizzi non hanno tenuto in debito conto gli effetti che un così largo impiego della chimica per la difesa dei raccolti dagli attacchi parassitari avrebbe avuto sugli ecosistemi. Nuove molecole e formulati sono stati immesse sul mercato senza un’adeguata conoscenza dei meccanismi di accumulo nel suolo, delle dinamiche di trasferimento e del destino a lungo termine nell’ambiente. Ispra ne dà una conferma evidenziando come alcune sostanze attive – glifosate e ampa, atrazina e metolaclor – sono quelle che fanno registrare il maggior numero dei superamenti previsto dalle leggi, mentre nelle acque sotterranee 260 punti campionati (l’8,3% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti.

L’impegno di Legambiente su questo tema è radicato nella sua storia associativa, a partire dalle edizioni del dossier “Pesticidi nel piatto”, poi “Stop pesticidi” o nella campagna “Legambiente per l’agricoltura italiana di qualità” che mira alla valorizzazione di quelle filiere che limitano e riducono al minimo possibile la dipendenza da pesticidi. Anche per questo motivo, l’indagine giudiziaria di Udine per inquinamento da pesticidi e disastro ambientale in agricoltura, che ha portato al sequestro preventivo di 17 proprietà agricole disseminate nella provincia con l’inibizione delle coltivazioni con neonicotinoidi, rappresenta un importante passo in avanti nella direzione della tutela ambientale e della salute pubblica. È la prima volta, infatti, che la magistratura, facendo riferimento all’ applicazione della legge sugli ecoreati, interviene con un provvedimento per arginare la diminuzione degli insetti impollinatori, un fenomeno che ha causato un allarme crescente e che ha spinto di recente l’Ue a vietarne l’utilizzo, in particolare di tre principi attivi.

Per chiedere alternative concrete all’uso ancora massiccio di pesticidi, per avanzare proposte concrete che coniugano la tutela ambientale con la salute pubblica, Legambiente aderisce alla “Marcia stop pesticidi” in programma domenica 13 maggio a Treviso, Verona e Bolzano.

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