Dal Cmcc un modello per studiare l’influenza dei fiumi sulle coste mediterranee

I modelli oceanici disponibili non riescono a rappresentare in maniera efficace le modifiche apportate dai fiumi nelle dinamiche costiere di mari e oceani. Un nuovo studio, guidato da Giorgia Verri e colleghi del Centro Euro-mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Cmcc) e pubblicato su Ocean Modelling ha cercato di risolvere questo problema, fornendo una rappresentazione il più possibile realistica degli scambi idrici che avvengono a livello degli estuari per i modelli oceanici regionali, per realizzare così una corretta ricostruzione dei fenomeni che si osservano nelle aree marine costiere adiacenti agli estuari (le cosiddette Rofi – Regions Of  Freshwater Influence, regioni d’influenza delle acque dolci).

Molti studi, infatti, hanno già dimostrato che gli apporti fluviali modificano le dinamiche delle aree vicine agli estuari. Lì si formano i cosiddetti river plume, flussi d’acqua di senso orario che diventano correnti strette lungo la linea di costa per effetto dell’incontro tra le acque marine e non, che hanno densità differenti. Alcuni studi hanno poi sottolineato il ruolo giocato dall’ingresso di acque salate marine all’interno degli estuari: queste regolano gli scambi idrici e i valori di salinità alle bocche dei fiumi. Nello studio si è presentato il nuovo modello estuarino sviluppato dalla Verri, denominato Cmcc-Ebm. “L’idea alla base di questo studio – spiega G. Verri – è quella di sviluppare un ‘box model estuarino’ per fornire informazioni affidabili sulla portata e la salinità alla foce dei fiumi”.

Il modello Cmcc-Ebm rappresenta i processi tipici degli estuari, e verrà integrato in un modello oceanico regionale del Mediterraneo centrale. “La ricerca è interessante non solo da un punto di vista accademico”, sottolinea Nadia Pinardi, oceanografa, “ma anche per le sue applicazioni pratiche: introdurre un’informazione sugli apporti fluviali nei modelli oceanografici vuol dire produrre previsioni operative e scenari climatici più realistici e precisi. La prima applicazione del modello Ebm sarà nell’ambito dei modelli Copernicus attualmente utilizzati per produrre previsioni operative nel Mediterraneo e nel Mar Nero”.

Il Servizio di monitoraggio dell’ambiente marino di Copernicus (Cmems) è stato ideato per affrontare i problemi emergenti in campo ambientale, scientifico ed economico; utilizzando i dati provenienti dalle osservazioni satellitari e in situ, il sistema fornisce analisi e previsioni giornaliere in grado di offrire anticipazioni sugli eventi ambientali marini.

I ricercatori del Cmcc sono già al lavoro per sviluppare una nuova versione più avanzata del modello, essenziale per studiare il problema dell’intrusione salina nei corsi d’acqua e i processi di salinizzazione delle zone costiere. “L’upgrade del nostro modello”, conclude Verri, “sarà impiegato nell’ambito di Operandum, un progetto che ha come obiettivo quello di ridurre i rischi idro-meteorologici in Europa attraverso lo sviluppo di soluzioni innovative ‘basate sulla natura’ come per esempio impiantare vegetazione per mitigare il rischio di alluvione e per contenere i fenomeni d’intrusione salina nel delta del Po”.

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