La prima Legge europea sul clima è in dirittura di arrivo. Sarà votata martedì prossimo 6
ottobre dalla plenaria dell’Europarlamento, per poi avviare un negoziato con il Consiglio per raggiungere un accordo entro il prossimo dicembre. Un primo segnale positivo viene dal rapporto della Commissione Ambiente dell’Europarlamento che chiede alla plenaria di sostenere una riduzione delle emissioni del 60% entro il 2030.
Ma serve un ulteriore passo in avanti per fronteggiare l’emergenza climatica ed onorare gl impegni dell’Accordo di Parigi. L’ultimo Emissions Gap Report dell’UNEP ha evidenziato che
l’attuale azione climatica è pericolosamente insufficiente per raggiungere gli obiettivi di Parigi e ci porta verso un allarmante surriscaldamento del pianeta di oltre 3°C entro la fine del secolo rispetto ai livelli preindustriali. Scenario, secondo le recenti previsioni del Joint Research Center della Commissione, che può costare al benessere dei cittadini europei almeno 175 miliardi di euro l’anno. Per evitare che ciò si avveri, secondo il rapporto dell’UNEP, è cruciale che l’azione climatica dei governi sia così ambiziosa da consentire una riduzione media annua del 7.6% da qui al 2030, al fine di contenere l’aumento della temperatura media globale entro la soglia critica 1.5°C.
Per l’Unione europea questo significa una riduzione del 65% delle emissioni climalteranti
entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e quindi andare ben oltre il 55% proposto dalla
Commissione. Obiettivo ambizioso, ma tecnicamente ed economicamente raggiungibile. Come dimostra il recente studio dell’Università di Berlino e dell’Istituto tedesco per la ricerca economica (DIW), una riduzione delle emissioni del 65% è possibile e consentirebbe all’Europa di risparmiare più di 10.000 miliardi di euro per la conseguente riduzione dei danni ambientali e climatici, oltre ad una forte riduzione della dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili. Fronteggiare l’emergenza climatica fa bene anche all’economia europea.