testo e foto di FRANCESCA PALMI
Il campo di volontariato “Mara Osero Maasai Mara” organizzato dall’associazione Agape centre of hope (Acoh) Kenya, in collaborazione con Legambiente, è un’occasione per immergersi in uno scenario unico, da “Re Leone”, convivere con gli animali della savana, promuovere progetti di conservazione della natura e contribuire all’educazione scolastica dei bambini. Un’esperienza indimenticabile per entrare in contatto con un’affascinante cultura come quella del popolo Masai che affonda le sue radici in un luogo sperduto, da qualche parte sotto l’equatore, in quella meravigliosa terra chiamata Africa.
Il progetto di campo prevede di sostare i primi tre giorni nella vivace Nairobi, dove si presenta la possibilità di scoprire le prime specie di giraffe, visitando il Giraffe centre creato dall’African fund for endangered wildlife: un santuario per la conservazione della giraffa di Rothschild, specie a rischio estinzione. Ma non solo.
A Nairobi si trova anche il famoso orfanotrofio degli elefanti, il centro David Sheldrick, che si occupa di svezzare, educare e insegnare a vivere ai cuccioli di elefante rimasti orfani a causa del bracconaggio, che ancora oggi rappresenta uno dei principali problemi per la conservazione della fauna selvatica in Kenya. La riserva Masai Mara si trova all’interno della Great rift valley, nella parte meridionale del Kenya, verso il confine con la Tanzania. Una volta qui, arriva Jeff, il masai che gestisce il progetto e che ospita i volontari. Jeff vive dentro la giungla, nel cosiddetto bush.
Camminando, fra un cespuglio di acacia e l’altro, in mezzo alla boscaglia si apre un grande giardino, ricco di fiori tropicali. È questo il campo dove si svolge il progetto: sembra un paradiso terrestre. L’obiettivo di Jeff è realizzare un ecovillaggio sostenibile per ospitare i turisti in visita nella zona del Masai Mara, regalando così un’esperienza autentica, immersi nella natura più selvaggia, e a impatto zero. Oggi il suo sogno sta prendendo forma: con l’aiuto di volontari provenienti da tutto il mondo, che periodicamente ospita, ha prima di tutto bonificato il terreno e poi costruito quattro case per l’alloggio, innalzando anche un recinto per proteggere l’area dagli animali.
I volontari sono coinvolti in lavori e attività manuali, in particolare di agricoltura e giardinaggio, a seconda delle necessità del momento: costruire recinzioni; scavare e zappare per coltivare verdure; attivare l’elettricità nelle capanne. Le giornate sono scandite dai suoni della natura: dal richiamo dell’African sacred ibis che vola al mattino, al leone che ruggisce nel mezzo della notte, alla iena che scovato il cibo sghignazza in compagnia del suo branco.
Senza dubbio, la differenza di viversi l’Africa da volontario e non da semplice turista sta proprio nella bellezza e nella complessità di adattarsi alle condizioni di vita del posto, che talvolta possono diventare vere e proprie “gare di sopravvivenza”: niente acqua corrente, né elettricità o gas per cucinare. Vivere immersi nella natura selvaggia e primordiale regala l’emozione di conoscere e studiare ogni giorno, da vicino, nel loro habitat naturale, il ciclo di vita e il comportamento degli animali selvatici, dal saltellante impala al simpatico facocero, dalla maestosa giraffa al fiero leone. Lo sapevate che l’ippopotamo e il bufalo sono fra gli animali più pericolosi per l’uomo?
L’altra parte del progetto coinvolge la scuola Kimintet del villaggio Kirindon, centro della comunità Masai. Nella scuola i volontari sono accolti dalle risate gioiose di tanti bambini e dai sorrisi degli insegnanti: le attività svolte consistono nel fare lezione agli studenti e nel prendere parte alle attività sportive e ludiche organizzate con la scuola. Una banale ora di matematica diventerà un appuntamento eccezionale e una semplice lezione di ginnastica si trasformerà in una corsa in mezzo alla sa ana. Siete pronti?
Per informazioni legambiente.it/campi-di-volontariato