Secondo una nuova ricerca pubblicata su PNAS, in Nord America il periodo dell’impollinazione inizia 20 giorni prima e dura fino a 8-10 giorni in più, con un incremento del 21% nella quantità di polline liberato
Non ci sono più dubbi, la conferma arriva anche dalla scienza. Il cambiamento climatico sta peggiorando le allergie stagionali, esacerbando l’asma e indebolendo le difese contro i virus respiratori. Il periodo di impollinazione inoltre, sensibile alla temperatura, è ora significativamente più lungo. Quantomeno in Nord America.
Analisi e risultati
Sono i risultati di una collaborazione tra l’Università dello Utah e la Columbia University di New York, pubblicati con uno studio sulla prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS). I ricercatori hanno esaminato i monitoraggi effettuati e i campioni di polline raccolti tra il 1990 e il 2018 da 60 stazioni gestite dal National Allergy Bureau in Stati Uniti e Canada, evidenziando risultati sorprendenti. Rispetto agli anni Novanta del secolo scorso, il periodo dell’impollinazione inizia 20 giorni prima e dura fino a 8-10 giorni in più. Inoltre, c’è un incremento del 21% nella quantità di polline liberato. Secondo gli scienziati, il contributo del cambiamento climatico causato dall’uomo è stato più netto durante il periodo dal 2003 al 2018 rispetto al periodo 1990 – 2018. Una tendenza che probabilmente riflette sia l’effetto cumulativo del riscaldamento globale sia un maggior numero di stazioni di monitoraggio analizzate nel periodo più breve. “I dati sono un esempio chiaro di come il cambiamento climatico influenzi la nostra salute” ha chiarito William Anderegg, primo autore dello studio.
Un insieme di fattori
Per identificare proprio il cambiamento climatico come uno dei motori principali dell’aumento della quantità di polline, lo studio ha esaminato diversi fattori implicati, compresi i cambiamenti di temperatura, le precipitazioni, i giorni di gelo e le concentrazioni di anidride carbonica. L’aumento delle temperature medie annuali, però, è stato il fattore che ha dimostrato di avere gli effetti più marcati.
Utilizzando modelli computerizzati del clima sulla Terra, i ricercatori hanno calcolato in che misura il cambiamento climatico causato dall’uomo ha aumentato le concentrazioni di polline e ha reso le stagioni del polline più lunghe. “Questi modelli informatici simulano il mondo con e senza cambiamenti climatici indotti dalle attività antropiche” spiega Anderegg. “Combinando la connessione osservata tra polline e temperatura con questi due diversi scenari, abbiamo potuto stimare l’effettiva influenza del cambiamento climatico sull’incremento del polline in atmosfera”.
Per approfondire: Anthropogenic climate change is worsening North American pollen seasons