Ecco che ci siamo con i nuovi bonus auto per favorire il traffico e l’inquinamento automobilistico nelle nostre città, ben poco calato nella crisi Covid, soprattutto a causa dello svuotamento dei mezzi pubblici e dei treni. Insomma, ci muoviamo di meno, ma quel poco tutto in auto, salvo le poche grandi città italiane che stanno promuovendo bici e mobilità elettrica (anche a basso prezzo, in condivisione, come Milano, Torino, Bologna).
Eppure, nel paese con più auto che patenti, con automobili ferme e inutilizzate nel 94% del
tempo (23 ore su 24), la preoccupazione dei nostri parlamentari è quella di farci acquistare
più automobili. L’altro giorno ci eravamo parzialmente sbagliati a prendercela con l’On. Benamati (PD di Bologna) perché l’emendamento approvato porta la prima firma di un altro autorevole deputato PD (questa volta di Reggio Emilia, Graziano Delrio): è l’emendamento che alla fine ha fatto sintesi delle proposte della maggioranza e dell’opposizione per cercare di aiutare i concessionari a vendere con gli sconti di sempre sui listini (circa 5 mila euro) auto invendibili nel resto d’Europa. Vantaggi che non aiutano le famiglie (come
abbiamo spiegato la settimana scorsa), soprattutto non quelle impoverite dalla crisi, ma solo i rivenditori.
Ecco in sintesi le novità (tutte sbagliate) degli incentivi all’acquisto auto nuove 2021. Il bonus acquisto con rottamazione (auto inquinanti sino all’euro5) si estende anche ad auto con emissioni inquinanti sino 135 grammi CO2 al km e si eleva a 1.500 euro (più almeno 2.000 sconto del concessionario). Ma solo sino a giugno 2021, ammesso che non si esauriscano prima i 250 milioni a bilancio. Nella precedente versioni il bonus valeva solo sino ad auto con emissioni sino a 110 grammi. Per comprendere la differenza, il target fissato dall’Europa sulla media del venduto continentale, era al massimo 130 grammi al 2015, oggi è 95. Quindi si tratta di auto sprecone e inquinanti oltre il 140% del limite oltre il quale le case produttrici pagano salate multe. Ma chi se ne frega: venderanno più auto elettriche in Germania (6% del venduto 2020) che in Italia (2%) dove domineranno le auto diesel inquinanti per altri dieci anni.
Per le auto esclusivamente elettriche o ibride plugin il bonus è appena superiore e uguale
per le due categorie (2 mila euro): ma che si somma al precedente bonus che, per fortuna, differenza tra le due tipologie di alimentazione, tra 4 e 6 mila euro per le elettriche, senza e con alimentazione e tra 1,5 e 3,5 mila per le plugin. Ma la disponibilità economica si limita
a 150 milioni. Un massimo di 75 mila acquisti di auto elettrificate, contro ben 166 mila auto
inquinanti tradizionali a gasolio o benzina. Il tutto ammantato da insopportabili commenti populisti sulle famiglie impoverite dalla crisi che – secondo i nostri onorevoli deputati – non vedono l’ora di acquistarsi la JEEP Renegade 1.0 T3 Sport da 23 mila euro di listino senza optional, 132 grammi di emissioni dichiarate e consumi consumi urbani (reali) da 8-9 litri ogni 100 km, 12 euro di carburante, duemila euro all’anno. Per non parlare dell’inquinamento.
Si alza il “malus”, l’ecotassa per chi acquista auto sprecone e di lusso: mille euro in più scatta solo al di sopra dei 190 grammi CO2, sino ad appena 2.500 euro per le auto che superano i 290 grammi. Insomma chi si compra una Ferrari Portofino da 196 mila euro di listino (emissioni 245 grammi), rischia di pagare una penale di 2 mila euro. Ammesso che il “poveretto” in questione non la prenda in leasing, che la tassa non si compensi nello sconto del rivenditore (poco più dell’1 per cento) e nel benefit esentasse per la benzina corrisposto della ditta… Ma si sa, l’automobile nuova, nella crisi post Covid un modo “democratico” per spostarsi in famiglia (ma se estranei al nucleo famigliare obbligo mascherina).
Cosa proponiamo al posto? Presto detto: favorire il ricambio di auto nuove ed elettriche solo nelle flotte (taxi, car sharing e auto aziendali) che poi saranno rivendute ai privati come usate a prezzi accessibili. Favorire (ad esempio azzerando l’iva) gli usi in condivisione o noleggio a breve (oggi 22%), i ticket autobus (oggi 10% iva). Incentivando l’uso (ad esempio basso costo ricarica elettrica) dei mezzi di trasporto a zero emissioni e i veicoli leggeri (bi e quadricicli) a trazione elettrica per tutti, anche nelle periferie urbane, nei comuni montani. Dotare l’Italia di un sistema di trasporto pubblico di massa come in centro Europa. Liberi e mobili tutti. Non tutti proprietari di auto vecchie e inquinanti come oggi.