Il bonus alle automobili inquinanti diesel che finanziano Tesla

Escono i primi calcoli sulle multe per eccesso di consumi e di inquinamento (oltre i 95 grammi/km di CO2), basati sulle vendite del primo semestre 2020 delle automobili in Europa: nonostante la crisi di vendite in tutto il continente, si prevedono multe miliardarie per famosi marchi, come Daimler, Jaguar, persino Volkswagen. FCA niente multe grazie all’accordo con Tesla: acquisterà quote di auto elettriche dalla casa americana per un prezzo stimato tra 1,5 e 2 miliardi di euro.

Contemporaneamente i nostri onorevoli “motoristi” di sinistra, capitanati dal PD Gianluca
Benamati, preme sul ministro pentastellato Stefano Patuanelli per rinnovare il finanziamento alle auto nuove più inquinanti (sino a 110 grammi CO2). E il ministro, rispondendo ad un’interrogazione del 7 ottobre scorso, promette di rifinanziare con la nuova Legge di Bilancio 2021. I motoristi di sinistra condannano l’Italia ad auto più inquinanti della media europea. Ma anche le case auto a pagare una multa più alta. Oppure FCA a pagare di più l’accordo con Tesla: un quarto del prestito dello stato italiana a FCA finirà quindi nelle tasche di Tesla? Un paradossale parabola per la sinistra motorista, fingere aiuti per la 500L alle famiglie “povere”, e aiutare l’elettrica dei radical chic.

Ma davvero l’entità della multa annullerebbe i vantaggi? La multa è circa 100 euro per ogni grammo di sforamento dello standard sulla media del venduto continentale e sulla base di un algoritmo che tiene conto del peso del veicolo. Quindi, più o meno, 1.000-1.500 euro ad auto da 1005-110 grammi CO2. Quanto l’incentivo massimo per questi veicoli. Venduti dal concessionario con sconti di listino maggiori dell’incentivo già prima dell’incentivo e quindi nessun vantaggio per le famiglie.
Ma come funziona la multa europea alle case auto e perché è stata introdotta per difendere il consumatore. Quest’anno è entrato in vigore in tutta Europa lo standard delle emissioni di CO2 (95 grammi/km di media ponderata) che ogni casa automobilistica deve rispettare sulla media del venduto continentale. Per dare un’idea della correlazione tra emissioni e consumi, 95 grammi di CO2 per chilometro: corrisponde a un consumo di carburante di circa 4,1 litri ogni 100 km per un’auto a benzina o 3,6 litri ogni 100 km di gasolio.

Emissioni e consumi maggiori del 10% si traducono in una spesa carburante proporzionalmente maggiore (miliardi di euro ogni anno in Italia). Prima considerazione: le case auto possono vendere più auto elettriche in Germania e Francia (oltre 8% del totale) e compensare così i troppi SUV diesel che ancora si vendono in Italia. E noi ci teniamo per altri vent’anni auto mediamente più inquinanti.
Transport&Environment ha appena pubblicato una valutazione sulle emissioni medie del venduto continentale delle principali case automobilistiche (rilanciata con un’animazione sul profilo Twitter dell’azienda) e una proiezione delle multe che rischierebbero pagare a fine anno. La principale sorpresa viene da PSA, Volvo, BMW, già conformi al nuovo standard 2020-2021, grazie alle vendite di auto elettriche e plugin (doppio motore termico ed elettrico). Ogni auto elettrica o plugin venduta vale infatti il doppio nel calcolo della media ponderata. Seguono Renault, Nissan, Toyota-Madza e Ford con appena 2 grammi sopra la media. FCA, in gruppo con Tesla, non rischia la multa, ma deve acquistare “quote” di auto elettriche, grosso modo 1 Tesla ogni 3/4 Jeep, per andare in pari. Daimler-Mercedes e Jaguar-Land Rover rischiano pagare salato. Volkswagen deve sperare in un’esplosione di vendite per la nuova elettrica ID.3 nella seconda metà dell’anno per recuperare terreno per evitare la multa più alta, proporzionale al volume del venduto. Le auto elettriche (BEV) e plugin (PHEV) influiscono sulla media delle emissioni. Nel caso di FCA-Tesla tutte le auto elettriche sono Tesla e portano il contributo maggiore alla riduzione delle emissioni del gruppo.

Ma i trucchi funzioneranno sempre meno in futuro. Il peso dell’elettrico sulle emissioni medie è destinato a ridursi (1,67 nel 2021 e a 1,33 nel 2022) e il tetto delle emissioni medie dal 2025 verrà abbassato di un ulteriore 15% rispetto ai valori 2021 e di un altro 37,5% dal 2030, soglie così basse che neanche le ibride da sole riusciranno a rispettare. Quindi? Quindi il mercato auto diventerà sempre più elettrico, tutto elettrico.

Rischia di crollare con le prossime norme anche il falso mito dell’elettrico plugin. Fino ad ora la misura delle emissioni CO2 erano solo in laboratorio. Il notevole divario tra i valori di CO2 di laboratorio e le emissioni del mondo reale (42% nel 2017) non è solo una cattiva notizia per il clima, ma anche per i conducenti che hanno dovuto spendere 150 miliardi di euro in più per pagare il carburante extra. Un imbroglio legalizzato che in parte continua a sussistere anche con le nuove prove che non tengono conto dell’uso reale dei mezzi, compresi i cattivi comportamenti di guida. A partire dal 2021 l’Europa inizierà la raccolta obbligatoria delle emissioni di CO2 del mondo reale, del consumo di carburante e di energia registrati dai contatori di consumo di carburante di bordo (OBFCM) di tutte le auto di nuova immatricolazione. La misura sarà ineccepibile perché basata sul consumo volumetrico di carburante. Scopriremo così che quel che è venduto per 100 grammi di CO2, consuma in realtà 130. Sino ad ora le case auto hanno ottenuto di non rendere obbligatorio la trasmissione del dato al proprietario dell’auto e impedito la trasmissione on line in tempo reale ai governi. Ma è evidente che la lunga stagione dei trucchi che hanno difeso il mercato auto inquinante e sprecone sta lentamente finendo.

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