Aprile 2018

Dalle start up alle imprese proiettate sul futuro. Il lavoro in Italia potrebbe avere una seconda vita grazie all’innovazione tecnologica, alla sostenibilità ambientale e all’attenzione alle persone. Lo dicono i dati, come quelli del rapporto GreenItaly 2017 di Fondazione Symbola e UnionCamere (quasi 3 milioni di posti di lavoro creati dai green jobs in Italia). O quelli dell’università di Stanford (52 milioni i posti di lavoro nel mondo creati dalle energie rinnovabili, che al netto di quelli perduti nel settore fossile, pari a 27,1 milioni, generano comunque un saldo positivo di 24,3 milioni di nuovi occupati). E lo raccontano i protagonisti intervistati nella storia di copertina del numero di aprile del mensile Nuova Ecologia.

Servizi e interviste non si fermano, però, ad indagare solo gli aspetti positivi ma mettono in luce i rischi di un futuro già in atto: il 50% delle attività lavorative di oggi sono automatizzabili. E secondo il McKinsey global institute entro il 2030 saranno 800 milioni coloro che perderanno il lavoro a causa dell’automazione. Ma l’intelligenza artificiale può diventare vantaggiosa. A condizione di saperla indirizzare bene, come raccontano gli esperti ascoltati da Nuova Ecologia.

“La Moseide” è, invece, l’inchiesta del mensile di Legambiente sulla grande opera del Mose a Venezia. Una vicenda che è parte di una Grande storia, quella della salvaguardia della Laguna nel suo complesso: un racconto che comincia il 5 novembre del ’66 con un evento metereologico eccezionale che travolge la città, la famosa “aqua granda”. Il Mose è un’opera per cui sono già stati spesi oltre 5 miliardi di euro. Mentre gestire le paratoie costerà 80 milioni l’anno. C’è chi sostiene l’urgenza di abbandonare da subito un’opera inutile, anche alla luce dei possibili impatti dei cambiamenti climatici e chi, come il commissario del Consorzio Venezia Nuova, Giuseppe Fiengo, crede ancora nella sua utilità, nonostante tutto.

Infine, nella sezione Cultura lo scrittore Roberto Carvelli firma “Autofiction al naturale”: un excursus sulla letteratura alla “Walden – Vita nei boschi” di Henry David Thoreau. I romanzi dedicati alla wilderness stanno spopolando, forse mossi dai “sensi di colpa per la sua distruzione”.

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